martedì 8 aprile 2008

Peppone, i comizi elettorali e il lancio dei pomodori

Appena Peppone lesse sulle cantonate il manifesto nel quale si diceva che un tizio di città avrebbe tenuto in piazza un comizio per invito della sezione del partito liberale, fece un salto.
“Qui, nella roccaforte rossa, si dovrà permettere una provocazione simile?” urlò. “La vedremo chi comanda qui!”

“Ecco l’insidia della democrazia!” concluse Peppone. “Che il primo mascalzone può permettersi il lusso di parlare in una pubblica piazza!”

Ed ecco che arrivò il treno e scese soltanto un ometto magro con una valigetta di fibra.

L’ometto si avvicino e, salutando urbanamente, chiese a Peppone se per cortesia gli indicava la sede del partito liberale.

Arrivati sulla piazza, Peppone e i suoi scesero, accerchiarono l’uomo, fendettero la calca e raggiunsero la tribuna. L’uomo salì e si trovò davanti duemila uomini in fazzoletto rosso.

“Compagni!” gridò Peppone. “Vi presento questo signore il quale vi terrà un discorso alla fine del quale voi tutti andrete a iscrivervi al partito liberale.”
Una enorme risata accolse quelle parole, e quando si fece un po’ di silenzio l’uomo parlò.

“Ringrazio della sua cortesia il vostro capo.” disse “ma ho il dovere di spiegarvi che non risponde ai miei desideri quanto egli ha affermato. Perché se, alla fine del mio discorso, voi andaste tutti a iscrivervi al partito liberale, io sarei costretto ad andarmi a iscrivere al partito comunista, e ciò sarebbe contrario ai miei principî.”
Non poté continuare perché in quell’istante arrivò sibilando un pomodoro che lo colpì in faccia.
La folla si mise a sghignazzare e Peppone diventò pallido.
Chi ride è un porco!” urlò al microfono. E la folla diventò muta.
L’uomo non si era mosso e con la mano cercava di pulirsi il viso. Peppone era un istintivo e, senza saperlo, era capace di gesti enormi: si tolse il fazzoletto dal taschino , poi lo ripose e si slacciò il grande fazzoletto rosso che portava al collo e lo porse all’uomo.
“Lo portavo quand’ero in montagna” disse. “Si ripulisca”.


L’uomo scosse il capo, si inchinò e si avvicino al microfono.
“Troppa storia è racchiusa in quel fazzoletto perché la si possa macchiare con un volgare episodio che appartiene alla cronaca meno eroica del mondo” disse. “Per cancellare questa macchia basta un normale fazzoletto da naso.”
Peppone diventò rosso e si inchinò anche lui, e allora un sacco di gente si commosse, e si levò un applauso formidabile mentre il ragazzaccio che aveva buttato il pomodoro partiva a calci nel sedere verso l’uscita della piazza.

Giovanni Guareschi “Don Camillo” – “il comizio”

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