lunedì 31 marzo 2008

Ancora su canzonette ed elezioni...

Il caro Calamar, compagno sempre attento di questo diario, vede nel “tentativo della canzonaccia dei Village People… qualcosa di autoironico e goliardico... in questo molto differente da Meno male che”…

Personalmente, tutto sosterrei tranne che “Meno male…” sia autoironico, figuriamoci!
La canzone non poteva essere ironica, perché era “dedicata” al leader, e nel rapporto con il leader (chiunque sia) non c’è spazio per l’ironia, il leader chiede di essere amato come un padre, e l’ironia sminuisce la devozione filiale…
Detto questo, è vero che I’MPD appare come una cosa autoironica e goliardica, ma appare soltanto.
Frequento da troppo tempo i marciapiedi della comunicazione politica per non avere una chiara percezione del significato della goliardia per gli amici sinistri organizzati e per non sapere quanto essa sia una cosa per loro “seria” quando applicata alle cose loro.
Lo stesso Luca Sofri citato da Calamar, che non è un elettore del centrodestra, dice queste cose, e la sua critica, “artistica” e “politica” la condivido appieno.

Infine, però, la mia idea è che entrambi i video siano equiparabili alle pubblicità a basso costo dei mobilifici. Non trasmettono un’idea, vendono un prodotto.
Sono distanti anni luce dal poter diventare essi stessi un “contenuto” politico.
Lo è stato l’inno di Forza Italia, autentica canzone patriottica borghese, che percorre lo stesso seminato di “God Bless the USA” , la canzone scritta nel 1984 da Lee Greenwood per la campagna di rielezione di Ronald Reagan, che raccontava l’America profonda, così come per la prima volta il motivo musicato da Renato Serio raccontava i valori di una borghesia che crede in un’idea semplice di libertà e ama il proprio Paese al di là delle ideologie.
Altra cosa dai video che ammiccano agli sculettamenti di quattro newyorchesi o ai post-hippy di una bevanda gassata…

Le gaffe di Berlusconi, e la voce dal sen fuggita di qualcun altro

«Vede, in questi anni sono stato in giro per il mondo, ho visto poco i quotidiani, ma guardando la gente ho ancora la percezione. Se votassero solo quelli che leggono i giornali non ci sarebbe partita. Non parliamone se votassero solo quelli che leggono i libri. Ma siccome vige il suffragio universale...»

Se una simile bestemmia l’avesse detta il Cavaliere, ci sarebbero stati intellettuali capaci di darsi fuoco (e sarebbe stata una bella idea) per protesta davanti alle telecamere di Rai Tre.
Invece l’ha detta un “sincero democratico”, progressista, elegante, culturalmente e moralmente superiore, mica un buzzurro meneghino: Massimo D’Alema, e non succederà nulla, non è mica una battuta sui figli offerti in matrimonio ai giovani precari!

Sarà polemica elettorale, ma il redattore del Giornale non ha mica torto.
Sono queste uscite a spiegare molto bene la nostra sinistra al caviale, che difende il popolo, ma ne ha schifo.
Solo che, il popolo non lo puoi mica ingannare in eterno, e ha oramai capito tutto.
E così, tra un gruppo di parassiti inconcludenti che cianciano da una vita dei problemi dei più poveri per fare la rivoluzione in business class e comprarsi la casa a prezzi di saldo dagli enti dello Stato, e un miliardario entrato in politica anche per pararsi il culo ma che almeno sa come si crea la ricchezza, il popolo inizia a scegliere il miliardario.
Ben gli sta.

L’articolo su il Giornale
L’articolo sul Corriere della Sera

domenica 30 marzo 2008

Fitna: il dito e la luna

Ancora una volta, c'è chi indica la luna e chi discetta sul dito.
Così di Geert Wilders si dice che è xenofobo e razzista.
Le stesse cose che si dicevano di Pim Fortuyn, leader politico olandese già definito fascista e xenofobo, il cui "torto" vero era di essere un gay che aveva capito quale pericolo fosse l'Islam per la libertà del nostro continente.
Pim Fortuyn è stato ucciso nel 2002.
Il regista Theo Van Gogh invece è stato ucciso nel 2004, reo di avere prodotto un altro video: Submission.
Guardiamo questo video e guardiamo la luna, finché ci sarà permesso.

Vorrei cantare insieme a voi, un coro in armonia…

Prologo
Un ragazzo arriva in una grande città (New York?) e si sente solo.
Per sua fortuna ci pensano i baldi Village People a suggerirgli di andare a cercar cazzi (beh, loro non dicono esattamente questo, ma vi assicuro che di questo si trattava…) nella più vicina palestra della Young Men's Christian Association: la YMCA.
Trent’anni dopo, la società detentrice dei diritti d’autore su questo capolavoro della cultura occidentale, sintesi della nostra fiducia nel domani, deve intervenire per bloccare l’utilizzo abusivo della base musicale all’interno di una campagna elettorale.

La leggenda dei giovani militanti
Si dice che, una mattina, un gruppo di militanti milanesi del Partito Democratico, ansiosi di sostenere Uòlter se po fa Veltroni si sono riuniti per cantare una canzone che esprimesse la loro gioia di lavorare per un’Italia nuova, e che scegliessero come base musicale proprio l’inno del giovane gay di trent’anni fa.

Se proprio bisognava scegliere una canzone dei Village People, io avrei scelto Go West, ma i gusti sono gusti, e forse è più adatta per un partito del centrodestra, come ad esempio suggerisce la versione dei Pet Shop Boys che, qualcuno ricorderà, era cantata col coro dell’Armata Rossa.

In ogni caso, i nostri “giovani” (vedremo poi il perché delle virgolette), scelta la base, si sono dovuti impegnare con i testi, e qui sono iniziati i guai, perché i nostri – non del tutto avvezzi a questo genere musicale, di scivoloni ne hanno collezionati.

Di solito si dice che le persone negano nelle proprie promesse ciò che temono di dover fare o ciò che hanno già fatto, beh nulla di più vero.
Quando il coretto dice “no ai giochetti”, “vota per la stabilità”, “vota per cambiare davvero” non può non venirti in mente il film degli ultimi due anni, e il fatto che questi che vogliono cambiare davvero hanno candidato praticamente tutto governo Prodi bis.
Quando poi continua intonando il “senza Silvio ma neanche Dini perché una nuova stagione c’è” e “se Mastella non c’è tanto meglio perché noi vogliamo cambiar con te” l’excusatio non petita è palese… così come una certa labilità della memoria, visto che “noi corriamo da soli” dimenticando Di Pietro, la Bonino e compagnia…
Ma il meglio arriva con le promesse: “con Walter puoi premiare il talento” e “con Walter puoi aumentare i salari” e “io ci credo perché non avremo più ricatti”; mancavano solo “un presidente operaio” e “pane e figa per tutti”.
E siccome il democratico fa le pentole, ma non i coperchi, ecco l’invito “ora, scendi in campo…”, sì dài vita a un club Forza Italia!

Il video, che prevede anche uno che si fa la barba, evidentemente per creare una legacy con il commercial della schiuma Proraso, continua raggiungendo vette di autentico lirismo sanremese quando invoca “un paese più giusto e più vero” in perfetta coerenza con la poetica degli Albano e Romina dei bei tempi, per planare su un “sogno che diventa realtà”, slogan da mobilificio Aiazzone degli anni ottanta che, curiosamente si trova anche nelle parole di “Meno male che Silvio c’è”, palesando un evidente plagio, poiché questa canzone è precedente…
Infine, poiché un illecito tira l’altro, si vede pure il “militante” dedicarsi alle affissioni abusive in spregio alla legge elettorale.

Mah… cosa dire? Christian Rocca la inserirebbe probabilmente tra le “prove del declino italiano” , sicuramente si tratta del declino di una storia politica che ha saputo elaborare ben altrimenti, e che è oramai succube di un modo di operare che rappresenta la copia sbiadita del berlusconismo.
Per inciso, oltre alle balle contenute nel testo, è tutta l’operazione a essere una balla, almeno secondo alcuni commenti al video, che riconoscono in alcuni dei “giovani militanti milanesi” dei figuranti professionali romani delle trasmissioni di Rai Tre, dal che, il sospetto di un’operazione di viral marketing opera dei pubblicitari del PD è forte…

Ma per essere bipartisan, bisogna parlare di nuovo di “Meno male che Silvio c’è” ora presente in rete in una nuova, spettacolare, versione.
Qui la palla del video autoprodotto non ce l’hanno neppure raccontata. È chiaro che Silvio, esaltato dal motivetto (guardate qui la reazione) , ha deciso di produrne una versione professionale.
E lo hanno fatto, attingendo direttamente all’iconografia degli spot CEPU con un crescendo che si collega direttamente a quel topos dell’immaginario pubblicitario occidentale rappresentato da “I’d like to teach the world to sing”, ossia lo spot della Coca-Cola con i ragazzi che cantano su una collina.

Come giudicare l’operazione?
Beh, almeno coerente.
I testi si legano all’inno di Forza Italia, con un’operazione quindi di recupero dell’esperienza precedente, la parte visual (che inizia con una ripresa dall’alto, anche qui come lo spot originale di Forza Italia) mostra anche qui un partito di giovani, con l’ingessatura tipica dei giovani di Forza Italia, interclassista, che parla agli artigiani, ai piccoli imprenditori… e ai tassisti romani, con un chiaro richiamo clientelare.

Insomma, mi spiace per i “giovani militanti” dell’agenzia che cura la campagna del PD, ma l’originale è riuscito meglio, anche se sembra meno spiritoso… dopo di che, sinceramente, io rimpiango “forza alziamoci, il futuro è aperto entriamoci ma, si sa, sono un conservatore…

venerdì 28 marzo 2008

Per chi vota il Gabibbo?

C'è qualcosa che non torna...

Secondo il giornalaccio, io sarei decisamente laico:


Solo che, secondo openpolis, io sarei un uddiccino!

E' chiaro che non sono mai stato offeso così tanto...

giovedì 27 marzo 2008

La TAV degli zingari all'italiana

Gentile cliente,
le confermiamo di aver ricevuto la sua segnalazione e la ringraziamo per averci contattato.

Riepilogo dei dati inviati:

  • Argomenti selezionati:
    • Salita, permanenza a bordo e discesa dal treno: Stato manutentivo (funzionamento porte, toilette, illuminazione, ecc.)
  • Informazioni di dettaglio del disservizio :
    • Data del disservizio :27/03/2008
    • Descrizione buon giorno, sono a bordo del vostro treno XXXX.
      • la porta del mio "salottino business", tanto per cambiare, ha la serratura fuori uso: visto che si tratta di un problema diffuso, che ne direste di un programma straordinario di verifica?
      • inoltre, il biadesivo che ferma il vetro è fuori dal suo alloggiamento, in "bella vista"
      • il bagno a fianco del salottino non c'è più, e una mano ha scritto a pennarello "no wc" sulla porta: mettere un adesivo di plastica non sarebbe meglio?
      • il bagno della carrozza a fianco invece è senza acqua nel serbatoio del lavandino: visto che questo è il primo viaggio della giornata, devo supporre che la manutenzione si sia disinteressata dei controlli?
      • le luci di cortesia sulle poltrone sono fuori uso..
      • insomma, le cose potrebbero andare molto meglio... saro lieto di una vostra risposta. buon lavoro
    Commento finale del Gabibbo: il viaggio Milano Firenze costa 63€ e dura 2 ore e 44 minuti. alle stesse condizioni, easyjet mi porta a Londra. Forse non mi offre il quotidiano né il caffè coi biscottini, ma i bagni funzionano e le lucette sulle poltrone pure...
    Aggiornamento: ovviamente il Treno ad Alta Velocità è arrivato con oltre dieci minuti di ritardo...
    Aggiornamento 2: sul treno del ritorno manca la corrente nelle prese, e la capotreno non riesce a risolvere il problema... a Bologna avevamo già 7 minuti di ritardo, vedremo a Milano... ritardo recuperato...

    lunedì 24 marzo 2008

    Il Gabibbo a fianco del "compagno Mauro"

    Come la pensi il sottoscritto su comunismo e simili schifezze lo si sa.
    Dal mio punto di vista, chiunque abbia l’ardire di professarsi comunista andrebbe almeno internato, assieme ai suoi colleghi nazisti e scarti del genere, essendo tutta questa gente un potenziale pericolo per la società intera.
    Però, credo che la superiorità dello Stato liberale sia condizionata al fatto che lo stesso cerchi almeno di rispettare i propri principi.
    Nelle nostre carceri, lo Stato liberale è lontano, molto lontano, grazie al sovraffollamento, a strutture indegne della nostra società, a una cultura delle regole vergognosa, che trasforma tropo spesso i reclusi in “senza diritti”, spesso addirittura non per abusi dei singoli, ma per precise direttive organizzative.
    In questi giorni, un probabile terrorista sta lottando dalla sua cella per i diritto a essere curato in modo umano.
    Che sia un probabile terrorista non me ne importa un fico.
    È un nostro concittadino, è un nostro simile al quale la Costituzione garantisce il nostro stesso diritto all’assistenza sanitaria.
    Ecco perché il Gabibbo manda il suo incoraggiamento a questo pazzo pericoloso, che lotta contro l’HIV e contro un sistema carcerario ottuso.
    In bocca al lupo, compagno Mauro!

    sabato 22 marzo 2008

    la privatizzazione dello svenditore...

    Citazione:


    Messaggio inserito da AJ
    Domanda: ma perché da ambienti di governo si continua a dire "se c'è una cordata si faccia avanti subito" quando la cordata di AP (AirOne, nota del Gabibbo) non si è mai tirata indietro? (Vedi ricorsi al TAR, etc) Pretendono che senza conoscere due diligence la cordata AP proponga un piano? Sarebbe saggio, visto lo stallo contrattuale delle trattative, rendere noti i conti anche ad AP e consentire la presentazione di un piano industriale alternativo... Perché si ostina a dire che non c'è un'altra cordata??????



    Già, perché?
    forse perché chi si occupava – anche solo dall’esterno – di questa storia "sapeva" da almeno un anno che - alla fine - avrebbero regalato la nostra compagnia ai francesi?
    Tutti si attendevano che AF avrebbe portato a casa l'osso, e tutti dubitavano sulla serietà di questa gara... certo, una roba così sfacciata non se la poteva immaginare nessuno...
    La solita privatizzazione alla vaccinara, o meglio il solito bel risultato di quel brillante amministratore della cosa pubblica che è Romano Prodi: Alfa Romeo, industrie alimentari ex IRI e oggi Alitalia...

    Infine: su Italia Oggi, Bechis ricostruisce gli ultimi dieci maledetti anni di Alitalia: è la storia dell'insipienza della sinistra, che per non smentire il suo "europeismo" ha lasciato che AZ fosse garrotata dalla UE, e di quella di una destra vittima dei localismi più beceri... una brutta storia.

    venerdì 21 marzo 2008

    Alla (ri)scoperta dell’uomo con i fagioli in bocca…

    Nei giorni scorsi ero a Bologna a incontrare un luminare, persona sagace e molto affabile, nonché amante dei gatti, che mi ha accolto nel suo studio pervaso da una piacevole base musicale.

    E così ho fatto una (ri)scoperta: Mario Biondi.
    Direte: ma dov’eri negli ultimi dodici mesi?
    No, non è che non lo conoscessi, ma secondo me il suo cantare non mi convinceva mica: sembra sempre che abbia i fagioli in bocca, forse lo fa per darsi un tono, ma se è così fa male.
    Invece il mio ospite stava ascoltando un nuovo CD, live e, in questo CD, Biondi canta come un cristiano, senza fagioli.

    In più c’è un accompagnamento musicale di prim’ordine, con un’orchestra veramente brava e arrangiamenti altrettanto degni.
    Insomma, ora lo sto ascoltando nel PC…

    martedì 18 marzo 2008

    Tibet, Iran, Cuba... perché sentirci in guerra

    Non mi stancherò mai di ripeterlo.
    Davanti a una dittatura, ovunque sia, di qualunque colore, quali che siano i valori di cui si ammanta, dovremmo sempre sentirci in guerra.
    Non c’è dittatura che non sia in sé un pericolo per tutti.
    Per le sue vittime naturali, i nostri sventurati fratelli che vivono oppressi da quel regime.
    Per i suoi vicini, che storicamente sono l’oggetto della protervia e delle minacce di quel regime.
    Per tutti i paesi liberi, perché una dittatura cerca nemici per impulso naturale.
    Davanti a una dittatura, dovremmo sempre sentirci in guerra.
    Nessuna concessione, nessuno sconto sui principi, nessun accomodamento: non possono essere le democrazie a vendere alle dittature la corda con cui queste meditano di impiccare la libertà.

    lunedì 10 marzo 2008

    Beato chi crede… il contrario di ciò che vede

    Esattamente come per l’altro sabato, anche in questo weekend ero di corvée in cucina per le solite pulizie e – visto il successo della prima volta – anche questa volta ho deciso di accompagnare la mia lotta contro lo sporco impossibile con le parole e la musica del PdL.

    Premessa
    mi raccontano che l’incontro sia stato aperto sulle note di YMCA… se così fosse stato prego qualcuno di postare il filmato su You Tube, perché si tratterebbe di un momento di cabaret imperdibile... è un vero peccato che in produzione del filmato per internet abbiano coperto l’audio originale dell’ingresso di Fini e Berlusconi con la solita stantia “Azzurra Libertà”, comunque…

    Fini
    Ce la mette tutta.
    Ce la mette tutta per accreditarsi come il leader di un a destra moderna, capace di unire la politica e i ceti; ci riesce?
    Non lo so, certo il suo è stato un discorso “onesto”, da moderato o conservatore, ma non da reazionario… un discorso di chiamata a raccolta per le varie anime del centrodestra, ma senza contenuti programmatici.
    Credo l’abbia fatto sapendo che con l’oratore che lo avrebbe seguirto c’era il rischio di colpi di scena imprevedibili, quindi tanto valeva aspettare…

    Berlusconi
    Beh, meglio dell’altro sabato.
    Ci ha evitato la settantasettesima replica del solito discorso.
    Ha persino annunciato qualche impegno programmatico (quali? li ho già dimenticati, nulla di storico).

    Il “gran gestaccio”
    E poi ha fatto il “gran gestaccio”
    E qui, però, nonostante la scarsa passione che nutro verso il PdL, non intendo portare il cervello all’ammasso come così tanti stanno facendo.
    Per chi come il sottoscritto s’è visto tutto il filmato, Berlusconi non ha stracciato il programma di nessuno.
    Ha detto che per gli estensori della sinistra il programma era carta straccia e ne ha data rappresentazione, stracciando fogli probabilmente del proprio discorso (visto che bianchi non erano).
    Ma il filmato dell’intero discorso di Berlusconi è liberamente accessibile su internet, basta guardarlo, e ascoltare le parole che accompagnano i gesti: è tutto abbastanza semplice, ha detto che per la sinistra, elezione dopo elezione, il programma era storicamente carta straccia e ha mostrato cosa la sinistra fa (a suo avviso) della carta straccia.
    Bisogna avere le fette di salame sopra gli occhi e l’impasto di Ulisse nelle orecchie per sostenere qualcosa di diverso.
    Oppure bisogna essere così accecati dal proprio pregiudizio da rifiutare di guardare in faccia la realtà.
    Trovo sorprendente che questo accada anche in blogger di acume intellettuale indiscutibile, che in questa occasione invece si prestano alla rappresentazione di una realtà inesistente, lo trovo sorprendente e spiacevole.

    Detto questo
    Confermo che i meeting del PdL sono favolosi come colonna sonora per fare le pulizie del sabato: almeno fino alle elezioni lo stimolo giusto per passare lo straccio l’ho trovato…

    Cina: una dittatura spietata anche con gli animali

    Questo articolo è apparso oggi su ecoblog:

    Per Pechino 2008, i campi di morte per i gatti
    La corsa a Pechino 2008 ha previsto un’organizzazione immensa che ha pensato pure alla scioccante eliminazione dei gatti in appositi death camp, propriamente campi di sterminio per gatti abbandonati nella capitale cinese. Come mostra l’immagine a lato, centinaia di gatti vengono barbaramente trasportati tutti ammassati in gabbie talmente strette dove non riescono nemmeno a girarsi, per poi esser caricate sui camion che li portano in “campi di sterminio” ai bordi della città.
    L’abbattimento sistematico è stato istituito dal governo cinese per evitare la diffusione di malattie infettive visto che le condizioni igienico sanitarie sono lontane dagli standard del mondo occidentale. In particolare il pericolo di diffusione della SARS ha fatto aumentare gli abbandoni di gatti nella capitale, dove sono state istituite apposite squadre per la raccolta dei felini.
    Il governo ha attuato questa politica ha messo in campo l’ennesima misura-vetrina per dare un tono alla città: dovrà sembrare verde e pulita durante le Olimpiadi. Peccato che gli atleti dovranno allenarsi fuori dalla città ed addirittura si prevede lo spostamento fuori Pechino di alcune gare perché i livelli di smog sono altissimi. Ridurre di 2 yuan le tariffe dei mezzi pubblici certo non aiuterà la città.
    Alcune associazioni animaliste cinesi hanno paura di manifestare e diffondere le loro idee per paura di ritorsioni del governo centrale, che in questi casi usa sempre la pesante minaccia del carcere a vita o della pena di morte pur di non ledere la propria immagine. Abbattere 500 mila gatti farà sollevare l’indignazione mondiale - anche se l’anno scorso nulla si è potuto fare contro l’abbattimento dei cani randagi di tutto il paese.
    Un associazione animalista di cui è stato nascosto il nome nell’articolo per evitare problemi con le autorità cinesi ha salvato 30.000 gatti da un campo di sterminio a Nord-Ovest di Pechino. É ben poca cosa, soprattutto perché la maggior parte è morta il giorno stesso della liberazione in seguito alle condizioni disumane in cui sono tenuti in questi campi di sterminio. Nessun tipo di spazio vitale, cibo o acqua è concesso ai felini che muoiono agonizzanti.
    Un massacro senza fine - dovuto anche al salato costo di sterilizzazione dei felini, volutamente mantenuto a livelli inaccessibili dal governo centrale cinese: destinare 200 yuan al gatto sono un problema per molti pechinesi che preferiscono l’abbandono. Perchè le Olimpiadi in un paese così?
    Già, perché le olimpiadi in un paese così? io me lo chiedo da ben prima di scoprire la fine di questi sventurati mici...

    giovedì 6 marzo 2008

    Il PD visto (molto) da sinistra

    Questo articolo appariva oggi sulle pagine di Liberazione, secondo me propone un’analisi interessante, che, depurata, di alcune attribuzioni ideologiche di significato a fatti che comunque conservano la loro fattualità, permette di leggere la strada obbligata del PD… interessante.


    La comunicazione di Walter e la caccia ai voti di Silvio
    L'irresistibile vocazione a destra del "ma anche"
    Andrea Colombo, Liberazione 6 marzo 2008

    E' probabile che l'imprevisto e sgradito accostamento tra la candidatura ancora fresca di Calearo nelle liste del Pd e l'incredibile niet di Confindustria al varo dei decreti attuativi sulla sicurezza, strage o non strage, abbia lasciato un po' d'amaro in bocca a Walter Veltroni. Non è questa la sua strategia. Non è il solito inseguimento trafelato della destra, compito nel quale i Ds si sono esercitati fino all'estinzione.
    L'ambizione di Walter è tutt'altra: mira a tenere tutto insieme, vagheggia mediazioni anche tra elementi incompatibili, vuol cancellare con un tratto di penna ogni conflitti. E' il celebre "ma anche", certo, ma conviene prenderlo sul serio. Si tratta in effetti di una strategia comunicativa degna di competere con l'arte, sin qui ineguagliata, di Berlusconi.
    Silvio il plutocrate, l'uomo più potente del paese da un quindicennio almeno, deve le sue fortune politiche alla capacità di apparire invece agli elettori come uno di loro, solo un po' più sveglio e più malandrino. La chiave del suo successo è fatta di immedesimazione miscelata a emulazione. E' un italiano come tutti, che in più ha raggiunto gli obiettivi che tutti vorrebbero conquistare. Il magnate che fa le corne. Il leader che non disdegna il gesto dell'ombrello. Il maschio latino che uno sguardo nella scollatura non si vergogna a scoccarlo neppure davanti a una foresta di telecamere.
    La carta vincente di Veltroni è diversa, pur provenendo dallo stesso mazzo. E' la capacità di coinvolgere tutti e ciascuno in un sogno comune. Al "in fondo siamo uguali" di Berlusconi contrappone l'"in realtà sognamo le stesse cose", ed è un'arma altrettanto potente, altrettanto ipnotica.
    Non si tratta, sia chiaro, del solito vendere sogni, che in politica è merce comune. E' molto di più: è la capacità di costruire con ciascuno una comunanza emotiva fondata sull'identità dei sogni. Anche se quei sogni sono diversi e anzi opposti. L'ambiguità di Veltroni è costitutiva non tanto della sua strategia politica quanto di quella mediatica e comunicativa. Il suo partito deve incarnare allo stesso tempo le chimere dei padroncini del nord-est leghista e quelle dei loro operai. Deve coinvolgere i nordici e i capitolini, i settentrionali prigionieri del benessere, blindati nelle villette-bunker, e i meridionali costretti a una nuova ondata migratoria verso il paese di quelle villette. Il fastidio che l'"uomo nuovo" del Pd prova nel sentir parlare di destra e sinistra, di classi sociali o di conflitti è sincero. Fosse per lui, il Pd non sarebbe né di destra né di sinistra e neppure di centro. Un partito camaleonte, piuttosto, capace di adattarsi armoniosamente a ogni platea, a ogni fascia sociale, persino a ogni singolo individuo.
    Purtroppo una cosa sono le strategie comunicative e un'altra quelle più strettamente politiche. Qui le scelte s'impongono e il Pd, almeno per ora, è condannato a scegliere politiche orientate a destra assai più che a sinistra.
    Il partitone ha ereditato dalle forze che lo hanno messo al mondo lo strutturale rachitismo identitario. I sogni veltroniani possono mobilitare assai più di quanto non facesse la politica ridotta ad arida amministrazione dei Ds, ma non sono in grado di supplire a un vuoto identitario che, sotto la superficie, resta intatto.
    Per il Pd, come per i Ds e per la Margherita, il governo rimane l'unica ragion d'essere.
    Un fine in sé e per sé invece che un mezzo, uno strumento per amministrare la realtà, non per modificarla.
    Per conquistare il governo il Pd deve rivolgersi a tutti, certo. Però non può farlo con tutti alla stessa maniera. Il suo battesimo del sangue è stata la rottura drastica con ogni opzione di sinistra, ed è questo in fondo il suo solo elemento davvero identitario. Per quanti operai Veltroni possa mettere nelle sue liste e nonostante si spertichi per convincere le donne e gli uomini di sinistra che i suoi sogni sono identici ai loro, la strada da quella parte è bloccata.
    C'è un limite invalicabile, pena la scomparsa del solo elemento che caratterizzi il Pd e gli consenta di essere qualcosa in più di una coalizione travestita da partito.
    Il consenso che gli manca per governare, dunque per assolvere la sua unica missione politica, il Pd deve e dovrà sempre più cercarlo nei bacini elettorali della destra.
    Blandire il popolo di sinistra è un lusso e un vezzo.
    Sfondare nelle roccaforti di Berlusconi e della Lega, nel nord, in Lomabardia, in Veneto, è un imperativo categorico.
    I Ds avevano una scelta: inseguire la destra sul suo terreno o imboccare la strada di una vera forza sia pur moderatamente orientata a sinistra. Vittime dell'egemonia culturale berlusconiana hanno optato per la prima strada, e sono morti battendola invano.
    Il Pd non ha quella possibilità di scelta. Anche se Walter l'ecumenico vorrebbe davvero che fosse il partito sia dei Calearo che degli operai, all'atto pratico il Pd finirà invece inevitabilmente per obbedire ai primi e fare dei secondi una foglia di fico. Lo fa già oggi, in questa campagna elettorale. E le cose non cambieranno fino a quando una presenza culturale e sociale oltre che politica della sinistra non sostituirà l'attuale egemonia della destra, costituendo così un polo d'attrazione capace di rimpiazzare le sirene della destra che, altrimenti, il partitone dei sogni e dell'identità vacante è destinato a seguire. O forse condannato a seguire, anche oltre le intenzioni dei sui leader. La sfida della Sinistra Arcobaleno, nelle elezioni e a maggior ragione dopo, è anche questa. E gli elettori di sinistra del Pd, che ci sono e non sono pochi, avrebbero ottime ragioni per augurarsi un successo della Sinistra. Per chi non vuole un partito dei Calearo, dei Del Vecchio e dei Colaninno è il solo antidoto.

    martedì 4 marzo 2008

    Quando si dice il dono della sintesi...

    Un generale, un'omosessuale, un poliziotto, una casalinga, un operaio, uno scrittore...
    La composizione delle liste del PD assomiglia sempre di più alla preparazione di una puntata del Costanzo Show
    Luca Sofri, su Wittgenstein, 1 marzo 2008

    Nota del Gabibbo: se non s'era per la casalinga poteva pure sembrare la composizione dei Village People, che non per caso sono a Roma in questi giorni...