venerdì 26 febbraio 2016

Fredda lo sporco, accarezza i diritti

La convinzione che “i diritti sostenuti dalle aziende sono solo marketing” è abbastanza diffusa. Direi che sia scontato che siano “anche” marketing, e non escluderei che siano “solo” marketing per qualcuno in quelle aziende. Ma l’influenza che l’impegno sul piano dei diritti delle aziende più conosciute e stimate del mercato può avere nelle società va molto oltre il risultato di marketing per le stesse. A tutti propongo di guardare questo spot che Procter & Gamble ha diffuso in India.
Sì, è solo marketing, ed è solo la pubblicità di un detersivo in polvere, ma forse aiuterà la causa delle donne in quel paese, partendo da una cosa piccola piccola, come caricare una lavatrice, come lo spiegare agli uomini che le loro compagne hanno bisogno di aiuto e condivisione.
Forse quel fustino che furtivamente appare nello spot, farà molto di più che freddare lo sporco e accarezzare i colori, come prometteva il suo fratello italiano venticinque anni fa. Ben fatto, Ariel. ‪#‎SharetheLoad

mercoledì 24 febbraio 2016

Moralità, politica e grillini

Moralità, in politica come nella vita quotidiana, è almeno mantenere le parola data.
È proprio il minimo, quella cosa che si può pretendere anche da un poveretto, che magari non ha letto chissà cosa, ma sa nel suo intimo cos’è bene e cos’è male. 
È così il minimo che ce lo si può attendere persino da un senatore del movimento cinque stelle.
E invece no. 
La vicenda del SMS alla senatrice Cirinnà in cui si assicurava il sostegno del M5S al canguro mostra che, come un qualunque animale governato dagli istinti più ferini, il senatore medio del movimento cinque stelle non sa cosa voglia dire “dare una parola”, non sa cosa voglia dire avere una morale.
Non è il primo. 
La storia d’Italia è piena di gentaglia che non solo ha anteposto il calcolo ai principi (quello lo fanno in tanti), ma ha teorizzato questo come metodo politico.
Dal beneamato puzzone da Predappio che teorizzava il “relativismo per eccellenza” dei fascisti -cui lui pretendeva di dare una dimensione morale e storica, quando invece si trattava di mero opportunismo- alle giravolte di interi partiti in epoca repubblicana una sola costante: mentire e negare, negare e mentire sempre, e sempre in nome del Partito, della Rivoluzione delle “progressive sorti”.

Come ho già scritto in altra occasione, anche questa gentaglia finirà male come chi l’ha preceduta, coperta dai liquami della cronaca, è l’amara soddisfazione di sapere che gli opportunisti fanno tutti la stessa fine.

martedì 23 febbraio 2016

DDL Cirinnà: grazie a tutti, ma la soddisfazione è un'altra cosa

Io sono grato a Matteo Renzi per averci provato. Lui, almeno, ci ha provato.
Ci ha provato da cattolico, perché lui è cattolico, uno di quelli che forse ci crede pure, quantomeno è ancora sposato con la sua compagna di sempre e non va in giro a insegnare “sacralità della famiglia” dall’alto di matrimoni e figliolanze plurime, insomma ha fatta più strada lui di molti presunti laici.
Ci ha provato e, quando ha visto che il Vietnam si stava avvicinando, ha deciso di limitare i danni. Non mi piace, ma lo capisco, e continuo a essergli grato per averci provato.
Sono grato anche ad Andrea Marcucci, per averci provato pure lui, con generosità.
Con tutta questa gratitudine (che è vera, non si tratta di un artificio dialettico), poi però, mi spiace, ma non riesco a esultare per una cosa il cui risultato trovo insultante, anche perché non siamo neppure alla parola fine che altri insulti sono già nell’aria.
Questa legge, se si salverà, stabilirà solo un set minimissimo di regole, circondate da cautele e velature, affinché sia chiaro a tutti che non si tratta degli stessi diritti dei “normali”, si usano persino parole diverse, persino aprendo il disegno di legge dove si definisce “l'unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale.”: sia mai che la si confonda con una famiglia.
Non è “colpa” della senatrice Cirinnà, anche lei ci ha provato, e nell’illusione di far passare la legge ha accettato simili umiliazioni, per sé e per l’ultima minoranza su cui è ancora lecito cagare pubblicamente in testa; il risultato è un progetto che ricorda quella foto dove nello stesso bagno ci sono due lavandini: uno normale per i bianchi e uno scalcagnato per i “coloured”.
E tutto questo non è bastato, e altre schifezze vedremo nelle prossime settimane.
Agli amici che sperano nella possibilità che siano le corti a demolire la parte vergognosa di questa storia, rispondo che da liberale sono inorridito dalla prospettiva.
Credo nell’uguaglianza degli individui e nella sovranità del popolo espressa nel Parlamento: non m’interessa un’altra “legge 40”, riscritta in tribunale, mi pare una cosa orrenda, per la dignità del diritto e per quella delle persone.
Non voglio dare i miei diritti fondamentali né quelli di nessuno in mano alle toghe: voglio che siano scolpiti nella pietra dalle leggi e che nessuno li possa mettere in discussione, credo che a nessuno si debba chiedere di sperare di trovare un giudice “sensibile” per vedere difesi i propri diritti anziché no.
Quindi, grazie, veramente, con commozione, a tutti, ma la soddisfazione è un’altra cosa.

martedì 16 febbraio 2016

Vuoi il Viagra? chiedi il permesso a tua moglie!

La signora Mary Lou Marzial (una politica del Kentucky) sta da tempo portando avanti una battaglia perché agli uomini venga imposto per legge di esibire l'autorizzazione della moglie per acquistare i farmaci contro la disfunzione erettile. «Così si protegge la famiglia», dice «e proteggiamo anche la salute dei maschietti, sempre attenti alla salute riproduttiva delle donne».

Il disegno di legge della signora
Marzial è ardito: gli uomini del Kentucky, per avere la ricetta del Viagra o di altri farmaci per la disfunzione erettile dovrebbero sottoporsi a due visite presso un dottore e, soprattutto, ottenere l'autorizzazione scritta delle loro consorti.

Può sembrare un’assurdità per quello che in giro per il mondo è oramai un farmaco da banco (e pure da noi molti farmacisti lo mollano con meno attenzione di quella riservata a un’aspirina per bambini), eppure la signora ha tutte le ragioni di questa terra: se i motivi di chi vuole “proteggere le donne” sono sinceri quando si impongono alle donne umilianti procedure su tutto ciò che gravita intorno alla loro sessualità, allora non sfuggiranno l’alta morbilità e mortalità legate al consumo ricreativo di Viagra e similari senza controllo medico. 
Poiché il sospetto che tutta questa attenzione altro non sia che la volontà di esprimere il dominio di una parte della società sul corpo delle donne, allora è giusto che -per contrappasso- almeno le mogli abbiano il controllo sull’uso che i loro mariti fanno del pisello…

http://www.dagospia.com/rubrica-29/cronache/vuoi-viagra-chiedi-permesso-tua-moglie-proposta-legge-118625.htm

lunedì 15 febbraio 2016

Riflessioni sull’ombretto di Donald Trump…

8 yrs after electing the first black president,
America are now considering electing the first orange one.


Questa è una storia che viene da molto lontano, almeno dai tempi dell’improbabile tinta corvina di Ronald Reagan, se non da ancor prima.
Qui da noi tutto avveniva con molto pudore, con tinte che volevano stemperare il grigio, restando però “nell’alveo della virilità”.
Ci avrebbe pensato Silvio Berlusconi, ancora lui, ad abbattere ogni paravento e a vivere in assoluta trasparenza le sue tinte, i suoi lifting e i suoi trapianti.

Perché, che lo si voglia ammettere o no, il fattore “bellezza” è fondamentale anche in politica, non solo per rimorchiare il venerdì sera.
E, in politica, c’è pure una sorta di maledizione/contrappasso: se stai al naturale, ti dicono che sei troppo vecchio, che sei troppo spento, che sembri malaticcio… se cedi e ti comporti come un Carlo Conti qualunque, allora ti dileggiano perché ti trucchi…
Bisogna fare pace con la propria mente, e con l’oggi in cui si vive…

Il nostro Cile

Charlie Horman credeva che essere americano avrebbe garantito la sua sicurezza.
La sua famiglia credeva che essere americani avrebbe garantito la verità.
Sbagliavano tutti.



Sono anni che ci giriamo intorno, che tutti fanno finta di non vedere e non capire ma, in tutta semplicità, le cose sono abbastanza evidenti: a qualche ora dai nostri aeroporti si sta combattendo una guerra che ci riguarda e in cui facciamo finta di non essere coinvolti.  Una guerra dai mille campi di battaglia e dalle mille diverse forme.  Una guerra che si combatte anche in quei luoghi in cui non s’ode il suono dei mortai.
In questa guerra, Al Sisi è il nostro Pinochet e la dittatura egiziana è il nostro regime dei colonnelli, la nostra junta, quello che volete.
Sono lì a impedire che l’ultimo bubbone del Medio Oriente esploda infettando tutto quello che ancora non è stato infettato.
Proprio come gli USA in America Latina negli anni settanta, sosteniamo regimi di cui c’è solo da vergognarsi perché non sappiamo come rompere altrimenti l’accerchiamento, come impedire che i missili nucleari sovietici stiano nel giardino del nostro vicino (e qui un grazie particolare al premio Nobel® per la pace, la cui sagacia ha portato le forze armate russe nel cuore dell’area più instabile di questo secolo).
Proprio come gli USA, ci svegliamo sconvolti quando scopriamo che “il nostro bastardo” (come disse Franklin D. Roosevelt di Somoza) ha troppo da fare per impedire che i nostri imprudenti figli non cadano vittime della macchina di polizie segrete, torture e occultamenti che quotidianamente macina i popoli di quei paesi nel tentativo di fermare l’avanzata dell’infezione.
In “missing” i genitori di Charlie Horman vedranno tornare una cassa con dei resti mortali, senza essere neppure sicuri dell’identità di questi.  
I genitori di Giulio Regeni hanno un corpo su cui piangere, ma non avranno nessuna verità ed è scontato che sia così.
Nessuno disturberà veramente “il nostro bastardo” per sapere cos’è successo: c’è una guerra putrida in corso e disturbare chi sta combattendo al posto nostro è l’ultima cosa che chiunque possa pensare di voler fare.
Come da migliaia di anni si ricorda, in guerra, la prima vittima è la verità.

sabato 13 febbraio 2016

Buon San Valentino

Domenica è San Valentino, ricordatevene, e ricordate tutti i giorni di dire alla persona che amate quanto siete felici del vostro amore: bisogna essere coscienti e grati della propria fortuna, e coltivare questo tesoro ogni giorno, ci sono tanti modi e non serve dire tutti i giorni “ti amo”, ma bisogna che chi amiamo ne sia cosciente tutti i giorni. 

venerdì 12 febbraio 2016

Vauro: un nome, una garanzia

Uno passa il tempo a preoccuparsi della “marmaglia fascista” e della sua squallida propensione a battute da trivio, manganelli e olio di ricino, ma solo perché la marmaglia comunista invece non si diverte a insolentire le minoranze con i più biechi luoghi comuni, vero? Per fortuna che c’è Vauro a ricordarci quanto i fedeli delle idee illiberali in qualsiasi modo declinate siano tutti uguali: è quello che disegna gli ebrei col naso adunco, cosa ci si può attendere da lui se non due gay froci di cui uno vestito da donna?

Il coraggio di Matteo Renzi

Complice il lungo tempo durante il quale non ho aggiornato il blog, Matteo Renzi non ha mai finora fatto capolino su queste pagine.
Chi scrive lo ha sostenuto durante il suo primo scontro alle primarie contro l’establishment del PD; la seconda volta non aveva bisogno d’aiuto e già iniziavano a nascermi dei dubbi, dalla sua salita al soglio di Palazzo Chigi in poi ho trovato sempre più ragioni per non condividerlo, con il suo modo fanfarone di fare riforme che cambiano poco o niente e di non incidere sul vero cancro di questo Paese: l’ipertrofia pubblica e la conseguente folle spesa e tassazione.

Nondimeno, su questa vicenda del DDL Cirinnà sulle unioni civili sto molto rivalutando il nostro Presidente del Consiglio, e non per il contenuto del DDL che ovviamente condivido e anzi trovo scarso rispetto a una reale uguaglianza tra i cittadini, ma per la sua determinazione e il suo coraggio.
Non sono molti i Presidenti del Consiglio che in passato hanno deciso di scontentare qualcuno di molto potente la cui reazione può fare molto male: Matteo Renzi lo sta facendo, contro - tra l’altro – la Chiesa Cattolica, quell’organizzazione nefasta che però rappresenta la fede in cui Renzi si riconosce (non dimentichiamo che Renzi non è Spadolini, lui viene dall’Agesci, fa gli esercizi spirituali con la moglie e cose del genere...).

Bisogna riconoscere il coraggio, quando lo si vede, e questa volta ce n’è in abbondanza.

mercoledì 10 febbraio 2016

Your Song: meglio di un comizio, una canzone da froci a Sanremo

It's a little bit funny this feeling inside
I'm not one of those who can easily hide
I don't have much money but boy if I did
I'd buy a big house where we both could live

No, non ha tenuto un comizio sul suo matrimonio, ha “solo” cantato la normalità dell’amore di un uomo per un altro uomo, la gioia di incontrarsi e il desiderio di essere insieme e di proteggersi a vicenda.  Le stesse cose che ogni coppia di innamorati sente a questo mondo.
Solo che, in un Paese in cui già l’italiano è la seconda lingua, queste parole sono sfuggite ai più.
Dev’essere così, e questo porta a una riflessione divertente: chissà quante volte, in gioventù, gli sciacalli della famiglia hanno fatto gli occhi dolci con il sottofondo di questa “canzone da froci”.

lunedì 8 febbraio 2016

E finalmente i cinesi scoprono la cittadinanza.

Il coinvolgimento della comunità cinese, che davvero oramai ha una terza generazione italianissima, è solo benvenuto: migliaia di nostri concittadini forse hanno scoperto un “uso ricreativo della carta di identità”, magari si appassioneranno alla cosa e magari prima o poi decideranno di prendersi qualche responsabilità per i luoghi dove abitano e lavorano.

Fare dell’ironia sulle “code gialle” ai seggi della chinatown milanese è facile e stupido allo stesso tempo: lì ci vivono migliaia di residenti di origine cinese, dove avrebbero dovuto andare a votare?
Poi, pure io penso che probabilmente la comunità cinese è stata usata oggi, come in passato altri pacchetti etnici di voto sono stati usati in elezioni vere e in primarie farlocche.
Ho il sospetto che qualcuno abbia pensato «come alziamo un po' i numeri del prossimo candidato sindaco, che rischia di presentarsi con meno del 40% dei voti del suo elettorato di riferimento?» e si sia inventato le truppe cammellate (come si sarebbe detto nei partiti della prima repubblica) cinesi…
Comunque, anche qui, per non confonderci con altri, non c’è nulla di nuovo: in altri partiti storicamente c’erano (e ci sono) gli elettorati “regionali” a sostegno di questo o di quel candidato… 
Infine, diciamola tutta: se i piddini la smettessero di fare la morale ogni volta che vanno in bagno e non tirano lo sciacquone sarebbe meglio, perché questa operazione, come l’arruolamento di rom o immigrati in altre primarie, è semplicemente una cosa da “signori delle tessere” di vecchio stampo, un’operazione per gettare un po’ di fumo progressista negli occhi dei supporter tonti che credono a queste fesserie e allo stesso tempo pilotare i risultati.  Un piccola roba puzzolente, che forse potevano risparmiare ai milanesi.

Formigoni, le camicie, i coinquilini e le checche

Dopo lo squallido tweet sulle checche di Roberto Formigoni, si fa a gara a sparare ad alzo zero sulle sue camicie, il suo coinquilino e le sfuriate (ci sarebbe da dire scheccate) aeroportuali.
Credo che il convivere da vent’anni con un coinquilino non deponga sul tema dell’orientamento sessuale di Roberto Formigoni.
Molti in CL (e in altre fratellanze religiose, anche non cattoliche), avendo fatto una scelta di castità tendono a vivere raggruppati in comunità più o meno piccole, per offrirsi sostegno fisico e spirituale reciproco, e un po’ sì, diciamolo, per controllarsi a vicenda.
Può sembrarci triste, ma è una libera scelta, che non c’entra con l’orientamento sessuale.
Qui a Milano le voci sull’extravergine del pirellone sono sempre state che facesse lo zozzone appena fuori confine con rappresentanti del gentil sesso. Chi se ne frega.  Con chi trombasse o trombi non cambia di una virgola il fatto che tale condotta sia, per lui, da zozzoni, e per noi da ipocriti, visto quello che s’è sempre detto sulle scelte di castità.
In definitiva, etero o gay, resta uno sguaiato zozzone e basta.

martedì 2 febbraio 2016

La guerra asimmetrica di Giorgia Meloni

Partiamo da un punto che direi scontato, ma ineludibile: sono felice per la signora Meloni e il suo compagno, sono sicuro che questa gravidanza sia il frutto di un amore sincero tra loro due e auguro loro una gravidanza tranquilla e felice, e tanta gioia nel veder nascere e crescere questo bambino, che sarà sicuramente destinatario dell’amore infinito dei suoi genitori.  Non è forma, è ciò che penso, spero e prego ogni volta che ho notizia di una gravidanza, perché pur non avendo avuto la possibilità di esser padre sono stato figlio e so cosa siano dei genitori e cosa sia l’amore di un genitore.

Poi, però, basta.
Che una signora che per campare fa politica da quando portava le scarpe di Hello Kitty si adombri di ciò che è successo lo trovo incredibile, insostenibile e inverecondo. Mi ricorda le starlette della televisione che, dopo avere sfruttato ogni “photo opportunity” per far carriera, si lamentano del fatto di veder violata la propria privacy.
Non siamo mica noi ad aver partecipato in questi anni a un movimento d’opinione che sistematicamente mette in discussione l’onestà, la sincerità e la purezza d’intenti di chi sta cercando una maternità o una paternità, un movimento che descrive aspiranti madri e padri (il più delle volte normalissime sfortunate coppie eterosessuali) come rapaci avvoltoi che rubano bambini per turpi scopi.
Non è mica un problema di dizionario, eh, perché anche tolto l’improponibile Gasparri si possono dire cose truci e cattivissime senza neppure una volta scrivere “baldracca” o cose del genere, e questo è stato fatto parlando di uomini e donne che stanno solo cercando un po’ di sicurezza nelle loro vite.

La signora Meloni ha partecipato attivamente a questo movimento e, di più, ha deciso liberamente di “calare l’asso”: di usare la propria maternità in mezzo a una manifestazione politica di tal fatta.
Può essere stata assoluta leggerezza, il non fare caso a circostanze e soggetti partecipanti, il dimenticarsi che i propri colleghi di marcia sono gli eredi diretti di chi pochi decenni fa, in nome dell’immutabile famiglia naturale, additava come pubblici concubini chi si sposava in comune, figuriamoci un’orgogliosa ragazza madre.
Oppure può essere stato calcolo, il voler dimostrare che la folla di piazza San Giovanni non era composta da ipocriti e bigotti baciapile, bensì da persone moderne, che accettano le nuove famiglie e che però eccetera eccetera.
In entrambi i casi, quando getti il tuo bambino in pasto alla macchina della polemica non puoi stupirti di quel che accade dopo.
Se lo fai, o sei stolta, oppure stai teorizzando il tuo diritto alla guerra asimmetrica, a colpire e ferire i sentimenti e la dignità pubblica della tua controparte, nascondendoti dietro al tuo bambino per evitare i colpi di risposta.


Con tutti i più sinceri auguri di vero cuore per la maternità, forse è il caso che questa signora faccia la mamma, che è un lavoro impegnativo e nobile che può riempire e dar senso a un’intera vita, perché per la politica o è troppo pura o è troppo scafata.