venerdì 29 gennaio 2016

Al Family Day ci andrei pure io...




Domani molte persone, alcune pure per bene, andranno al “Family Day”.
Ci andrei anche io, a difendere la famiglia, in richiesta di interventi a supporto delle famiglie che ci sono e di quelle che ancora non ci sono, perché oggi “metter su famiglia” richiede tanto coraggio.
Ci andrei anche io, per aiutare le donne che si trovano inevitabilmente di fronte al dilemma: “faccio un figlio continuo a lavorare”, perché è inutile che ce la stiamo a raccontare, gli asili non ci sono, i bambini saranno pure una benedizione del Cielo (“Per chi ci crede”, diceva Padre Rinaldo Falsini, il mio docente di Teologia), ma una volta che li hai fatti te li smazzi da sola/o e se non hai i nonni sotto casa, sono problemi.
Ci andrei anche io, per affrontare quel “piccolo problema” per cui, in una società senza più posto fisso, il mutuo la banca te lo dà solo se mamma e papà garantiscono per te.
Ci andrei anche io, per provare a dare una risposta a quelle mamme che, quando il bimbo s’ammala, devono pagare per la visita specialistica, perché lo specialista pubblico sarà libero solo quando il bimbo sarà guarito oppure morto.
Non sono esempi a caso: il gruppo di aziende per cui lavoro è nato vent’anni fa e in vent’anni ho visto passare centinaia di giovani e ciò di cui li ho sentiti parlare erano asili, mutui, specialisti per i bimbi, ho visto giovani donne rinunciare al lavoro per poter allevare un figlio nell’illusione di avere la possibilità in seguito di rientrare nel modo del lavoro… e ho visto stronzi che vivono alle nostre spalle concionare di famiglia per decenni, senza che nessuno desse uno straccio di risposta a queste ragazze e a questi ragazzi.
Al “family day” ci andrei io, ci andrebbero torme di motociclistoni coi baffi e di sciampiste effeminate (così soddisfiamo i cliché), ci andrebbero Luxuria e Platinette, perché vedete: le sorelle che rinunciano a una carriera o accettano uno stipendio inferiore per allevare il figlio, i fratelli che si dannano perché non riescono a mettere su casa ce li abbiamo tutti, e tutti vorremmo una vita più semplice per chi amiamo.
E invece no.
Ho controllato, per accertarmi di non essere caduto nel pregiudizio, e no: né il sito del familyday2016, né quello del comitato organizzatore chiedono asili, pediatri, mutui…
Urlano “difendiamo i nostri figli” come se qualcuno se li volesse prendere: ma teneteveli pure.
Urlano “no al DDL Cirinnà” perché quello che vogliono è IMPEDIRE IL RICONOSCIMENTO DI NUOVE FAMIGLIE: della famiglia, della promessa di amore e di impegno reciproco che questo significa, non gliene frega niente.
Sono quelli che ci spiegano cos’è la famiglia secondo il volere di Dio dall’alto di vite private degne di Beautiful (è squallido tirare in ballo le vite private, sì, ma se tu metti in discussione quelle del tuo prossimo rinuncia a ogni protezione sulla tua).
Sono quelli che anziché destinare i soldi pubblici alle famiglie, li usano per finanziare i “telefoni antigender” con denaro che finirà ad associazioni collaterali per pagare un prossimo sostegno elettorale, e che magari vanno al corteo per la famiglia facendosi pagare volo e albergo dalla Regione, son pronto a scommetterci.
Sono quelli che dal lunedì al venerdì indossano le croci celtiche, insegnano l’odio contro le minoranze, e al sabato vanno ai cortei issando le foto delle famiglie del Mulino Bianco…
Siamo uomini di mondo, sappiamo che sotto ogni lampione c’è una puttana e non ce ne stupiamo.
Però, assieme a tutto questo guano, domani ci saranno tante brave persone, che credono davvero di essere lì a difendere la famiglia e che invece stanno perdendo il loro tempo senza aiutare le famiglie e probabilmente portando dolore nella vita di persone che amano.
Un peccato, punto.

A volte ritornano.

Sì, sono passati un po’ di anni.
Anni in cui sono successe tante cose, per lo più poco apprezzabili, e per qualche motivo questa pagina è rimasta vuota.
Si torna, chissà per quanto.

Intanto, però si torna.