giovedì 20 agosto 2009

Eziopatogenesi dello sputtanamento della politica

Quando, in un caldo pomeriggio di agosto, non sai come fare per far passare il tempo mentre attendi di portare la gatta a consulto dal veterinario, finisce che, senza sapere come, capiti su un sito tra i tanti, in cui trovi una ricostruzione storica illuminante.
È Filippo Ceccarelli a ricostruire, in un articolo del lontano 1999, il vortice di progressivo sputtanamento della nostra classe politica, realizzato con la sua entusiasta partecipazione:
  • La tv spazzatura.
    Visto anche il successo della deriva sadica di Cipria, la produzione televisiva stabilì che si poteva andare oltre. E il masochismo politico assecondò tale pulsione. Andarono così in onda trasmissioni di autentico e pregiudiziale dileggio di cui Politistroika, pur con tutti i suoi limiti, si può considerare capostipite.
    Spiegava il conduttore, Patrizio Roversi: "Il nostro obiettivo è quello di sdrammatizzare il mondo della politica. Più che satira vogliamo fare informazione divertita e divertente. In fondo non c'è nulla di perverso o scandaloso nel pretendere che i politici si comportino come uomini di spettacolo...". Ebbene, la chiave per interpretare il programma stava tutta in quella paroletta, in quel verbo: pretendere. La televisione cominciava ad avere la consapevolezza di aver preso prigioniera la politica. Non ne valutava gli effetti sul lungo periodo, ma sul breve poteva funzionare. E funzionò.
    Gli ospiti venivano chiusi in certe cabine e sottoposti a domande bizzarre, a test; oppure veniva loro richiesto di improvvisare comizi. Il modulo venne perfezionato - a destra - dai comici dell'ex Bagaglino: senza cabine, ma con gli onorevoli che dovevano, accanto ai comici, raccontare delle barzellette.
    Il ministro Fabbri, indimenticato, raccontò quella della "passera scopaiola", che è un uccello, tra gli sghignazzi del pubblico e di Pippo Franco; il quale, una sera, ebbe anche il modo di sgridare l'onorevole Bassanini che aveva raccontato di quella volta che un suo rivale (l'onorevole Gangi) l'aveva schiaffeggiato in pieno Transatlantico dicendogli: "Faccia di merda!". "E no, e no, onorevole - lo rimproverò allora Pippo Franco - qui in tv le parolacce non si dicono!".
    Dopo le barzellette, le ricette. Dopo le ricette, le prove gastronomiche - e affettando una carota il ministro Romita si tagliò un dito. Dopo le prove di abilità manuale, i travestimenti. Un deputato dell'Union Valdotaine fu ripreso vestito da orso; l'onorevole Casini uscì fuori da un uovo di Pasqua…
    Questi comportamenti divennero norma; o meglio, divennero un genere.
    A un certo punto parve normale di vedere Giorgio Benvenuto, con le scarpe, sdraiato sul lettone di Amanda Lear.
    I politici seguitarono ad affettare patate e a recitare poesie, si vestirono da pazzi e fecero di tutto anche nella vita normale, o in quella zona dell'esistenza ormai contaminata e invasa da una schiuma metà spettacolare e metà autopubblicitaria.
Il resto potete leggerlo su Golem

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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)