sabato 29 agosto 2009

PD verso il congresso 4 - La gente di sinistra è normale. Si può dire la stessa cosa del suo gruppo dirigente?

La gente di sinistra è gente normale.
Il Pd se n'è accorto?
di Peppino Caldarola

Il segreto del successo di una classe dirigente politica è la conoscenza della propria base. Berlinguer sapeva a chi parlava. Coscienza nazionale, statalismo, internazionalismo solidale. Craxi nel momento di maggiore fulgore interpretò la voglia modernizzatrice e liberale dei sopravvissuti agli anni del fronte delle sinistre. Il popolo seguiva i leader e spesso li precedeva.

Nella Dc era più complesso il rapporto fra la base e i capi, frutto delle diverse mediazioni delle correnti ma era il partito dei cattolici moderati. Anche la destra storica ha conosciuto leader e base che procedevano in simbiosi. Fidelizzare il proprio elettorato era il primo passo per cercare di ampliare i consensi. Quanti cittadini inconsapevoli si sono caricati sulle spalle l’intera storia dei comunisti italiani negli anni in cui il comunismo morente mollava gli ormeggi della vecchia tradizione?

La Seconda Repubblica ha reso tutto più facile. Caduta la barriera dell’arco costituzionale, spezzata l’egemonia del “politicamente corretto”, a destra il popolo dei militanti si è identificato con i suoi capi.

Berlusconi è la sua base elettorale. Né più avanti né più indietro, per usare categorie antiche. Fini ha dato al popolo della destra estrema l’ebbrezza dell’ingresso nei salotti buoni. Possiamo raccontare i malumori, la difficoltà delle svolte ma a destra il popolo vive una lunga luna di miele con i suoi capi. A sinistra le cose sono più complicate. Alcuni leader hanno un seguito di massa, altri sono alla ricerca della base perduta. Spesso vediamo gruppi dirigenti impegnati in battaglie politiche che sembrano costruite a tavolino per ricercare il consenso dei militanti dello zoccolo duro. Ma a chi parlano? Ovvero hanno mai cercarti di capire gli orientamenti di fondo dei loro elettori per costruire su questo rapporto una linea politica espansiva?

Cito quattro episodi che meritano riflessione e dibattito. La Lega ha chiesto che i dialetti diventino lingue nazionali. Me ne occupo nel “Mambo” di oggi. La sinistra ha detto di no. Leggete questa lettera apparsa ieri sul Riformista. Un lettore Mario Caronna, dopo aver passato in rassegna le grandi firme della letteratura nazionale con forte impronta regionale, conclude: «Forse sarebbe il caso che tutti i nostri ragazzi, di tutte le regioni, venissero messi in condizione di affrontare lo studio di codesti grandissimi scrittori, fornendo loro ovviamente gli adeguati strumenti linguistici e culturali». Secondo caso. La Lega ha aperto una polemica atroce contro la Chiesa sull’immigrazione. Hanno torto Bossi e Calderoli e fanno bene i vescovi a difendere il dovere di accoglienza. Tuttavia tutti i sondaggi dicono che anche a sinistra la linea del contenimento dell’immigrazione clandestina e del respingimento in mare raccoglie ampi consensi. Non si spiegherebbe altrimenti il fatto che sindaci di sinistra abbiano evitato di polemizzare con le misure anti-immigrati del Governo e spesso le hanno condivise. Il terzo esempio riguarda un uomo famoso, Marcello Lippi. Il ct della Nazionale ha rilasciato un'intervista in cui ci sono due notizie che riguardano la politica. La prima dice che Lippi voterà per le primarie del Pd, rivelando una predilezione per questa parte dello schieramento, la seconda che non sopporta l’antiberlusconismo e soprattutto quello che scaturisce dalla vita esagerata del premier. L’ultimo episodio ve lo racconto con le parole della cronaca che ne ha fatto il Corriere della Sera. Fini è a Genova alla festa del Pd accolto da grandi sorrisi e applausi. A un certo punto pensa di dire una cosa di destra e pronuncia queste parole: «So che molti di voi non apprezzeranno ma sono stato soddisfatto per la sentenza della Corte europea: come italiano sono stato felice che il carabiniere (Placanica, sparò al giovane Giuliani, ndr) sia stato inequivocabilmente assolto per legittima difesa». Scrive il Corriere: «Dalla platea della città di Carlo Giuliani parte un applauso, neanche un fischio, una contestazione, un rumore di seggiola».

Riassumendo un lettore di sinistra, un sondaggio, un elettore eccellente, la platea della festa danno un quadro imprevedibile della base del Pd. Siamo stati abituati a inseguire dipietristi di complemento, nostalgici del gauchismo, antiberlusconiani “senza se e senza ma”. L’intero apparato culturale del Pd, si fa per dire, si è orientato per vellicare le pulsioni del suo lato sinistro. E se la verità stesse dall’altra parte? E se la crisi del Pd ha la sua radice profonda nel fatto di aver inseguito un elettorato di sinistra marginale mentre la maggioranza dei militanti rimugina altri pensieri? La verità è che questi piccoli ma significativi episodi hanno il pregio di riconsegnare la base del Pd alla comunità nazionale. Non siamo di fronte a un'enclave di sconfitti, di ultimi giapponesi, di Amish che cercano rifugio in lontane terre per vivere nel passato, ma la politica ci restituisce un popolo di moderati di sinistra che cerca soluzioni diverse agli stessi problemi che agitano elettori dell’altra parte. La gente di sinistra è normale, questa è la notizia. Si può dire la stessa cosa del suo gruppo dirigente?

1 commento:

  1. Troppo normale il popolo del PD. Un applauso ad una notizia raccontata volutamente a metà, anche il popolo del PD preferisce la pacificazione e le pacche sulle spalle alla verità.
    Beati loro.

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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)