domenica 9 agosto 2009

LIBERTA', ISTRUZIONI PER L'USO

Chi ce l’ha la mortifica, chi non ce l’ha combatte per averla

Se oggi, infatti, dovessimo spiegare ad un ragazzo la storia della nostra giovane democrazia, tentando di dare un senso all’evoluzione della politica nel nostro paese, non solo avremmo grandi difficoltà a rintracciare un filo conduttore logico che tenesse insieme il racconto, ma soprattutto non sapremmo come motivare, in questo oscuro presente, ciò che un tempo chiamavamo passione civile, ovvero la forte spinta che ci portava, noi giovani di un’altra generazione, a misurarci nella grande sfida degli ideali, come oggi fanno i ragazzi iraniani, seppure in condizioni più difficili.

Se è vero che ogni generazione ha bisogno di maestri, nonché di esempi per formarsi e distinguersi dalle generazioni che l’hanno preceduta, fino a costruire una propria certa identità che diventa risorsa umana, individuale e collettiva, necessaria per la crescita di un paese, il quadro che oggi si presenta ai nostri occhi è desolante.

Volutamente, in questi mesi, non abbiamo mai scritto una riga sulla campagna condotta da Repubblica sulla vita privata di Berlusconi, e questo non certo per connivenza con quanto scritto da altri o per distacco dalla vicenda in questione, ma più semplicemente per un senso amarissimo e desolante di disgusto che credevamo – ahimè ingenuamente – avrebbe prima o poi colto gli stessi estensori di certe notizie, inducendoli finalmente a fermarsi. Questo non è accaduto, e dunque siamo ormai all’apoteosi del pecoreccio, al trionfo della violazione di ogni civile norma di buongusto prima ancora che della privacy, all’epitome della volgarità mediatica sublimata in moralismo d’accatto, poiché gli stessi tromboni che a suo tempo difesero Bill Clinton sostenendo che non si poteva giudicarlo per la sua vita privata, da mesi sguazzano nella stessa melma con un investimento di energie, mezzi e spazi certamente degno di miglior causa. Se non fosse che la lobby che sostiene questa campagna diffamatoria ritiene che la miglior causa sia questa, ovvero abbattere l’avversario con ignominia.

Ma quello che davvero ci allarma, in questa avvilente progressione da caduta dell’Impero, è la generale assenza di una risposta sana e democraticamente convincente, nonché convinta, alla marea di fango che ci sta sommergendo, come se l’organismo civile di un intero paese non fosse più in grado di produrre anticorpi robusti in grado di difenderlo dall’attacco del devastante virus della contumelia di bassa lega. Non vediamo, né udiamo, da nessuna parte politica ed istituzionale, la sia pur minima reazione morale, etica, né tantomeno ideologica, a questa operazione mediatica che in realtà, ed è bene dirlo a chiare lettere, non è solo e soltanto un attacco mediocre alla figura del Premier, ma è una offensiva volta a minare le radici stesse della nostra convivenza civile e democratica. Se infatti, le forze che compongono la maggioranza di governo, non sanno andare al di là di una difesa d’ufficio del proprio leader – e quanti, in fondo, sperano in una caduta che li avvantaggi?! – mostrando così la propria intrinseca debolezza, insita nelle ragioni stesse della coalizione, nelle risibili motivazioni di troppe vanesie candidature che hanno creato una classe politica debolissima perché non forgiata sul merito ma solo sull’immagine, l’opposizione è ormai agonizzante e si dissangua quotidianamente per propria stessa mano, vittima dell’aberrante meccanismo che ha messo in moto per manifesta debolezza. La sinistra elitaria e snob delle Fondazioni e dei Circoli culturali, quella che per decenni ha vantato una presunta superiorità morale facendone un’arma rivolta contro l’avversario, muore della proprio inanità, sfinita dalla mancanza di idee, svuotata di ogni valore vitale, convinta – fatalmente convinta – che tirando fango riuscirà a restare quantomeno in trincea un minuto di più del proprio antagonista, senza avvedersi, ancora oggi, che l’inizio della propria fine non l’hanno decretato nè Berlusconi né il berlusconismo, ma la propria endemica incapacità di ripensarsi, di ridisegnarsi, di ricostruirsi dopo essere uscita disfatta dalle macerie del muro di Berlino.

Questo dunque oggi dovremmo dire ad un giovane, in Italia si può solo scegliere se stare con Repubblica, e dunque aiutare a tirare fango, o stare con Berlusconi, e dunque coltivare il mito della giovinezza e della bellezza come unica via per conquistare il potere. Un insegnamento alquanto avvilente, ci pare. E nell’impossibilità di offrire qualcosa di moralmente più valido, ci sentiamo solo di invitare i giovani a guardare all’Iran: lì un popolo lotta per i diritti fondamentali, per la libertà di essere, esprimersi, votare e vivere secondo la propria coscienza. Il loro Dio li aiuti a vincere questa battaglia ma, soprattutto, a fare un uso migliore della libertà, una volta conquistata. Noi non ne siamo stati capaci, e dunque stiamo qui a farci sommergere dal fango nell’afa estiva di un non-paese qualunque.

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