mercoledì 14 luglio 2010

Pausa pranzo.

Questo tipo di studi e di conseguenti articoli mi lasciano solitamente indifferente: dal mio punto di vista si tratta di ricerche finalizzate a imbrattare un po’ di carta e di articoli destinati a riempire in maniera “nobile” i buchi lasciati dalla mancata vendita di spazi pubblicitari.

Premesso questo, io mangio a pranzo, ma lo faccio in fretta e spesso chiuso nel mio ufficio.

Il fatto è che non sopporto i bar, il chiacchiericcio, il dover stare a tavola ad ascoltare le stupidaggini del prossimo, e allora mi porto la pappa da casa.

Circa l’immagine dickensiana di quelli che salterebbero il pasto “per fare bella figura col capo”, a me non pare di vedere molta gente (almeno nella mia azienda) impegnata in questo tipo di PR. Quelli che saltano il pasto di solito non hanno alcun bisogno di fare "bella figura", lo fanno perché hanno un senso del dovere deformato e si riconoscono così tanto nei problemi organizzativi aziendali da dare anche più di ciò che gli è chiesto.

Però è vero: siamo tutti sempre più di corsa, nel disperato tentativo di "recuperare", e più cerchiamo di "recuperare" più la fatica e lo stress ci rallentano e aumentano lo squilibrio tra le cose fatte e quelle da fare, finché ti arrendi mentalmente e guardi crescere il cumulo delle come da fare che non farai mai...

articolo sul "corriere della sera": Uno su quattro salta la pausa pranzo - colpa dello stress lavorativo provocato dalla crisi economica

giovedì 1 luglio 2010

Addio Onorevole Sterpa.


Non è che dei morti si debba parlare necessariamente bene, è che sono convinto che oggi ci abbia lasciati una “bella persona”, intorno alla quale non per caso tanti si sono trovati uniti per lungo tempo.
Figlio di un’epoca lontana ne aveva conservato alcuni tratti: il vocione, la retorica, quello che giudicavamo ...un certo paternalismo, la –diciamolo– rudezza nel rispondere no quando secondo lui era no.

Per noi era proprio un altro mondo: eravamo un’altra generazione, avevamo diverse priorità, il più delle volte non condividevamo quasi nulla delle sue posizioni, eppure c’era rispetto: un po’ per la sua storia, un po’ perché pur con diversi punti di vista credevamo tutti nel bisogno d’un partito che si ispirasse al valore delle libertà individuali, molto perché quello che ci sembrava un caratteraccio non riusciva a nascondere la generosità con cui si spendeva.

Un’altra finestra sul passato si chiude, un altro spicchio di vita che diventa un ricordo.

Qui, il resoconto sulla commemorazione alla Camera.