domenica 16 agosto 2009

E le dieci domande agli Agnelli?

L'eventuale frode fiscale di Gianni Agnelli non ha indignato nessuno.
Giuseppe D'Avanzo non si è scandalizzato.
Ezio Mauro non ha dieci domande da fare agli eredi del maggior casato imprenditoriale d'Italia.
Gad Lerner non ha tuonato sui vizi di un grande imprenditore.
"Stampa" e "Corriere" hanno taciuto e messo a riposo i loro commentatori.

Avranno pensato che finché non c'è la prova certa della colpevolezza, il defunto Avvocato è innocente.
Peccato che per altri eventi giudiziari non hanno mostrato lo stesso rispetto del garantismo.

Siamo di fronte a un grande scandalo del sistema informativo italiano.
I nostri colleghi scelgono gli imputati o gli imputabili.
Se appartengono alla loro stessa parte politica o sono nei consigli di amministrazione delle loro case editrici preferiscono sorvolare.
Gli altri, politici compresi, vanno invece additati al ludibrio della pubblica opinione.

Vi ricordate i guai di Berlusconi, escort comprese?
È successo un ambaradan fino a far traballare un governo che io non ho votato ma che è stato scelto dalla maggioranza degli italiani.
Vi ricordate lo scandalo Unipol, quella telefonata con la tragica frase "Abbiamo una banca"?
Sono stati costruiti servizi e commenti per settimane e settimane.
Ora invece tutto tace.

Eppure siamo di fronte alla più grande truffa ai danni dello Stato, se sarà provata, ma nessuno si scandalizza, nessuno si interroga sul rapporti fra Agnelli (e i suoi intellettuali) e il Paese.
Poi vi chiedete perché vince Berlusconi.

Peppino Caldarola per Il Riformista

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