Scritto da Massimo Teodori | |
(via: Legno Storto) | |
Dal lato opposto si pone la diversa visione secondo cui, in ultima analisi, spetta a un’autorità esterna decidere sopra la persona, si tratti dello Stato che detta le norme anche contrarie a ciò che ciascuno vuole per sé, o della Chiesa che trasferendo i suoi codici morali nella legislazione civile, impone i principi religiosi destinati ai credenti anche a coloro che credenti non sono. Certo, nessuno ignora che la questione è ben più complicata del semplice dilemma ora illustrato. Gli interrogativi aperti sono molti: dove comincia e finisce il trattamento sanitario? Cosa succede se la volontà di fine vita è stata espressa in tempi lontani? Quand’è che lo stato di “coma permanente” equivale alla morte? E’ certamente vero che con lo sviluppo delle biotecnologie, che prolungano ogni oltre limite naturale il fine vita, le zone d’incertezza aumentano sempre più. Ma l’alternativa tra i diversi modi di intendere il testamento biologico – l’autodeterminazione della persona o l’imposizione di una rigida norma – resta il vero spartiacque tra la visione liberale e quella autoritaria. In Italia, d’altronde, anche la Costituzione, scritta sessant’anni or sono, stabilisce all’art.32 un principio liberale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Il disegno di legge maggioritario ora in discussione al Senato si fonda su una visione statalista e antiliberale per cui la volontà della persona è sovrastata da norme dettate dall’alto che non lasciano alcun margine neppure alla “scienza e coscienza” del medico. Il tutto aggravato – almeno a stare all’attuale testo – da una assurda procedura burocratica che costringe alla stipula di milioni di dichiarazioni di intenti da ripetersi infinite volte con la partecipazione di medici di famiglia, notai e fiduciari. Se così è – e speriamo che alla fine non sarà così –, allora è meglio lasciare le cose come stanno, senza leggi assurde. Anche in questo caso vale il vecchio adagio per cui lo Stato migliore resta quello che meno entra nella vita delle persone. Il Tempo, 22 feb 2009 con il titolo “Testamento biologico sì, ma liberale” |
domenica 22 febbraio 2009
Testamento biologico: o liberale o niente
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mi raccomando: comportati bene, o sono bastonate!
(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)