E ora, dopo che Valter Veltroni ha avuto più problemi con i suoi che con il Cavaliere, finisce che lo usano anche come caprio espiatorio, come se fosse un Celestino V qualunque, e non invece un signore di sicuro al di sotto dei suoi limiti ma che ha tentato, almeno, di dare vita a un partito che non fosse la continuazione del PCI con altri mezzi.
Non ha avuto alcun successo.
Perché la sconfitta elettorale del 2008 era nelle stelle, perché il progetto politico era ignoto anche a chi lo stava disegnando, perché, soprattutto, ha preteso di essere tutto ma anche il contrario di tutto, portatore di un nuovo modo di vedere i rapporti della politica e continuatore dell'antiberlusconismo, sostenitore del cambiamento e supporter e supportato dell'establishment, leader moderno e innovatore e sostenitore delle Binetti.
Ma, almeno, ci ha provato. Potremo dire che, almeno nel momento di quell'unico orgasmo da cui sembra essere uscito il seme di questo aborto che è ora il PD, lui, forse solo lui, l'illuminazione l'aveva avuta. Poi l'orgasmo ha lasciato spazio all'accasciarsi delle volontà, e lui è tornato al nulla del passato, suo e della sua parte politica.
Ma quelli che oggi lo accusano di avere lasciato la nave nella tempesta, di avere dato un colpo al progetto, di avere coltivato in questi mesi l'assenza della politica, sono peggio di lui. Hanno atteso imbelli o, meglio ancora, hanno tramato per il fallimento, perché l'esperimento di una sinistra che venisse a patti definitivi con l'occidente fallisse, preferendogli i miti comunista e quello catto-pauperista sostenuti dalle banche e dalle industrie.
In confronto a loro, Valter Veltroni sembra quasi un leader politico. Incredibile, vero?
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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)