martedì 18 marzo 2008

Tibet, Iran, Cuba... perché sentirci in guerra

Non mi stancherò mai di ripeterlo.
Davanti a una dittatura, ovunque sia, di qualunque colore, quali che siano i valori di cui si ammanta, dovremmo sempre sentirci in guerra.
Non c’è dittatura che non sia in sé un pericolo per tutti.
Per le sue vittime naturali, i nostri sventurati fratelli che vivono oppressi da quel regime.
Per i suoi vicini, che storicamente sono l’oggetto della protervia e delle minacce di quel regime.
Per tutti i paesi liberi, perché una dittatura cerca nemici per impulso naturale.
Davanti a una dittatura, dovremmo sempre sentirci in guerra.
Nessuna concessione, nessuno sconto sui principi, nessun accomodamento: non possono essere le democrazie a vendere alle dittature la corda con cui queste meditano di impiccare la libertà.

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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)