Io sono grato a Matteo Renzi per averci provato. Lui, almeno, ci ha provato.
Ci ha provato da cattolico, perché lui è cattolico, uno di quelli che forse ci crede pure, quantomeno è ancora sposato con la sua compagna di sempre e non va in giro a insegnare “sacralità della famiglia” dall’alto di matrimoni e figliolanze plurime, insomma ha fatta più strada lui di molti presunti laici.
Ci ha provato e, quando ha visto che il Vietnam si stava avvicinando, ha deciso di limitare i danni. Non mi piace, ma lo capisco, e continuo a essergli grato per averci provato.
Sono grato anche ad Andrea Marcucci, per averci provato pure lui, con generosità.
Con tutta questa gratitudine (che è vera, non si tratta di un artificio dialettico), poi però, mi spiace, ma non riesco a esultare per una cosa il cui risultato trovo insultante, anche perché non siamo neppure alla parola fine che altri insulti sono già nell’aria.
Questa legge, se si salverà, stabilirà solo un set minimissimo di regole, circondate da cautele e velature, affinché sia chiaro a tutti che non si tratta degli stessi diritti dei “normali”, si usano persino parole diverse, persino aprendo il disegno di legge dove si definisce “l'unione civile tra persone dello stesso sesso quale specifica formazione sociale.”: sia mai che la si confonda con una famiglia.
Non è “colpa” della senatrice Cirinnà, anche lei ci ha provato, e nell’illusione di far passare la legge ha accettato simili umiliazioni, per sé e per l’ultima minoranza su cui è ancora lecito cagare pubblicamente in testa; il risultato è un progetto che ricorda quella foto dove nello stesso bagno ci sono due lavandini: uno normale per i bianchi e uno scalcagnato per i “coloured”.
E tutto questo non è bastato, e altre schifezze vedremo nelle prossime settimane.
Agli amici che sperano nella possibilità che siano le corti a demolire la parte vergognosa di questa storia, rispondo che da liberale sono inorridito dalla prospettiva.
Credo nell’uguaglianza degli individui e nella sovranità del popolo espressa nel Parlamento: non m’interessa un’altra “legge 40”, riscritta in tribunale, mi pare una cosa orrenda, per la dignità del diritto e per quella delle persone.
Non voglio dare i miei diritti fondamentali né quelli di nessuno in mano alle toghe: voglio che siano scolpiti nella pietra dalle leggi e che nessuno li possa mettere in discussione, credo che a nessuno si debba chiedere di sperare di trovare un giudice “sensibile” per vedere difesi i propri diritti anziché no.
Quindi, grazie, veramente, con commozione, a tutti, ma la soddisfazione è un’altra cosa.