Premessa: ad averne avuta la possibilità, mi sarei collegato anch’io al sito dell’agenzia delle entrate: per sapere quanto guadagno
IO.
La mia dichiarazione dei redditi la fa l’amministrazione della mia azienda, che mi dice quando e quanto pagare di “tasse” (IRPEF, INPS, vessazioni assortite) alle giuste scadenze. Non serve neppure la mia firma, perché hanno la mia
smart card per la firma digitale, sicché non solo non riesco a evadere un centesimo ma non so neppure a quanto ammonti il mio imponibile…
Fatta questa oziosa premessa, devo dire che l’idea che la mia dichiarazione fosse liberamente accessibile, al mio vicino, ai miei collaboratori, financo a mia sorella m’è parsa l’equivalente di uno stupro.
Mi spiace, ma quello che guadagno io interessa solo me, e lo Stato limitatamente al controllo di congruità delle mie dichiarazioni dei redditi.
Nei commenti al post di
Cristina Missiroli sul tema, un lettore (Luca) ha giustamente osservato che, a questo punto, non c’è ragione di difendere la privacy per altre cose: la storia medica di tutti (
in fondo ci sono tante brutte malattie in circolazione), il contratto di assunzione e lo stipendio di tutti (
così capiamo come fa a campare il nostro vicino), la religione (
che del resto è già attestata da un sacco di atti “pubblici”), la destinazione delle ferie e, perché no, le preferenze sessuali…
Mi si dirà che già oggi le dichiarazioni dei redditi sono pubbliche.
Vero, ma si dimentica di dire che accedere alla dichiarazione dei redditi del vicino non è semplicissimo:
devi sapere che puoi farlo,
devi sapere a chi rivolgerti,
devi andare in un certo ufficio,
devi farti riconoscere e registrare come soggetto che accede ai dati,
devi fare la richiesta,
devi aspettare il tempo necessario per ottenere la copia… probabilmente
devi pure pagare qualcosa.
Tutt’altro che digitare www.affarideglialtri.it e andare a caccia delle stesse informazioni con la stessa facilità con cui si ottengono le
preview dei siti porno.
Ma la cosa più importante, è a mio avviso il significato.
È l’ultimo bollente schizzo di odio da parte di figuri che con gesti come questi spiegano meglio che con milioni di parole perché è giusto tenerli lontani dal potere.
Credono nell’odio, credono nella forza corrosiva della sfiducia e del risentimento.
Credono in una società fondata sull’invidia, zizzania che divide i cittadini e permette al potere di penetrare nelle loro vite di controllarle, di dirigerle senza avere alcun limite.
Credono nello stupro, non in quello fisico, che è cosa da pezzenti, né in quello etnico, che non va bene per gente di cultura, ma nello stupro
classista.
Erano, sono e saranno per sempre dei semplici totalitaristi.
Avevano progettato questa porcata tre mesi or sono, e si sono fermati solo perché sapevano che gli elettori li avrebbero bastonati.
Se l’erano riservata come l’arma finale. In caso di vittoria per annichilire la società e seminare la paura come primo strumento propedeutico a una nuova stagione di terrore fiscale, in caso di sconfitta per “avvelenare i pozzi” e procurare qualche problema a chi sarebbe venuto dopo.
Una via di mezzo tra il “grande fratello” e le SS in ritirata.
Grazie a Dio ce ne siamo liberati