Vivere da soli, con tre gatti, può avere degli effetti devastanti sull’ordine dell’appartamento e sulla pulizia della cucina. Così, ieri sera ho deciso di bere l’amaro calice, indossare un paio di guanti e darci giù con i detergenti.
Ma poiché, prima di una simile amara decisione, stavo visitando il blog di Krillix, un cui
post annunciava che l’incontro dei circoli della Libertà di sabato scorso sarebbe andato anche in diretta web, e siccome i lavori domestici riescono meglio con un sottofondo, ho aperto il
sito della Tv della Libertà e ho ascoltato un’oretta circa di filmato mentre andavo a caccia dello sporco impossibile.
La Brambilla L’incontro è stato aperto dalla Brambilla, che è semplicemente disarmante. Io so che – quando si parla davanti a una platea - bisognerebbe sempre cercare di parlare in modo semplice, con frasi non troppo lunghe e argomentazioni che non si perdano in eccessiva astrazione, ma a tutto c’è un limite.
La prolusione della Brambilla era composta di una sequenza di pensierini sincopati, che parevano partoriti dalla mente di una Salomon o Marcegaglia qualsiasi, un concentrato di banalità della società civile di destra tenute insieme in maniera approssimativa.
A un certo punto, m’è parso quasi di avere davanti non la futura segretaria del Partito della Libertà, ma Katia, quella di Katia Arredamenti, col suo “
sciùra Maria, grazie di esistere!”.
Per fortuna era un’orazione introduttiva al piatto forte: l’intervento del Cavalier Silvio Berlusconi, per fortuna.
Il Caro Leader Siamo oggettivi: s’è imbolsito. Gli anni passano, è ovvio, e soprattutto ha messo su qualche chilo, in certe inquadrature sembrava una via di mezzo tra Al Bano Carrisi (la prego, presidente, eviti le camicie blu scuro) e il caro leader Kim Jong Il, ma a questo c’è rimedio: basta sparare al regista.
In certi momenti poi c’era un che di mistico nelle sue pose, quasi che ci fosse un rapporto fisico indefinibile con la platea, per un liberale è una pessima sensazione.
Il discorso sulla Mamma L’intervento del Cavaliere s’è aperto con una lunga parentesi sulle mamme, sulla propria, su quella di Fini, sulle nostre. Credo, senza che vi sia vena di ironia, sia la parte migliore del suo intervento, la più umana e sincera, una fetta di vita bella e commovente… purtroppo poi si passa alla politica
Silvio reloaded Il suo intervento politico si divide in due parti.
Nella prima, la solita trita replica dei suoi discorsi, con un recupero del credo liberale che lui ripete da quattordici anni con scarsi aggiornamenti.
Nella seconda parte un volo sull’oggi, sul rapporto con gli alleati, sul PD, sulla pretesa di Veltroni di essere “nuovo”, sul tentativo di nascondere il legame tra il PD e Romano Prodi (ma di questo parleremo in un prossimo post); qualche annuncio sul futuro e nulla più.
Sono solo canzonette Infine, la musica.
L’inno del Partito della Libertà è terrificante. Non so se siano peggio le parole o la musica, entrambe indegne di una sigla per cartoni giapponesi di quella serial killer che risponde al nome di
Alessandra Valeri Manera.
Ma c’è di peggio.
A incontro terminato, mentre sul palco iniziava la fase degli abbracci e dei saluti, in regia qualcuno ha messo in sottofondo “per fortuna Silvio c’è”. Un’esperienza indimenticabile. Musica, parole e cantanti strappati a forza dal milieu di Radio Padania Libera, una cosa così deprimente da essere surreale, incredibile, ridicola.
Concludendo, concludendo Devo dire che sono rimasto molto deluso. E non solo per ragioni “estetiche”, ma perché m’è parso non proporre un disegno, un percorso. Ora, capisco che – strategicamente – il fatto che non siano ancora chiuse le trattative con i partiti satellite limiti un po’, comprendo che lanciare un’idea bomba a inizio campagna elettorale voglia dire sprecarla, ma la sensazione di incompiuta persiste, e quel che è stato detto, m’è piaciuto, se possibile, ancora meno.Insomma, è chiaro che oramai da molti mesi sono ben più che critico sul centrodestra, e quindi ho probabilmente un pregiudizio pesante che filtra e colora ciò che ascolto, però questo è ciò che m’è rimasto.
Non so che dire…