lunedì 18 maggio 2009

Referendum elettorale: la posizione del Gabibbo

Stavo rispondendo ad Angelo sul post precedente, poi mi sono lasciato prendere la mano e la risposta è diventata un po’ troppo lunga, sicché la trasformo in post.

Credo che il 21 giugno andrò al mare.
Oppure in montagna. Oppure (ipotesi migliore) a farmi fottere, che è sempre un bell’andare.
Ma al seggio non mi vedono neppure dipinto.

Del referendum elettorale non me ne può importare di meno.
Tanto, comunque vada, il risultato non sarà coerente con le mie attese.

Io, nell’impossibilità di avere due partiti autenticamente liberali che si confrontano per il governo del Paese, sono proporzionalista, convinto però che il sistema debba prevedere dei vincoli che garantiscano la governabilità.
Dal mio punto di vista sarebbe bastato il sistema elettoral/costituzionale tedesco, con proporzionale e sfiducia costruttiva, per garantire rappresentanza e governabilità.

La storia ha voluto diversamente e, sul vento delle radiose giornate di mani pulite, i miei concittadini hanno votato decisi referendum e forze che miravano almeno a parole a un sistema maggioritario più o meno anglosassone.

Ci hanno rotto la minchia col sistema inglese, quello americano e quello neozelandese.
Hanno pianto per quindici anni sul fatto che gli italiani s’erano espressi per il maggioritario coi referendum.
Ora è giunto il redde rationem.

Dal 22 giugno non si potrà tornare indietro: o il porcellum o un premio di maggioranza così pesante al primo partito da introdurre un bel maggioritario all’inglese che spazzerà via anche il ricordo del passato.

Questo consegnerà il Paese a Berlusconi?
I principi devono essere validi in sé, mica per chi potrà godere della loro applicazione.
Se si crede nel maggioritario ci si crede sempre, anche se a vincere saranno i tuoi oppositori.
Ma questo i sinistri non lo capiranno mai.

Comunque, la cosa “divertente” è che Mariotto Segni, Di Pietro, il PD e gli altri promotori ancora una volta si sono sparati nei coglioni da soli:

  1. se al referendum passano i sì, Berlusconi fa saltare la legislatura e si fa incoronare Imperatore;
  2. se al referendum passano i no, Berlusconi potrà tenersi la legge elettorale che gli ha dato questa maggioranza, e continuare a governare tranquillo;
  3. se il referendum infine non raggiunge il quorum (e la data del 21 giugno è stata messa per questo), Berlusconi avrà buon gioco ancora una volta a dire che gli italiani apprezzano il porcellum.

Insomma, comunque vada, questa legge elettorale non cambierà, se non in modo ancor più maggioritario.
In fondo, detto da un proporzionalista, è anche giusto: “avete voluto il maggioritario coi referendum? bene, tenetevelo”.

La morale: io non vedrò più un partito che mi rappresenti per davvero in Parlamento, ma almeno cancelleremo dalla storia di questo Paese comunisti, fascisti, verdi, pensionati, autonomisti, magari pure i leghisti, e tutto il resto del ciarpame (questo sì) parolaio e scaldapoltrone che lo affligge. Amen.

3 commenti:

mi raccomando: comportati bene, o sono bastonate!
(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)