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venerdì 6 marzo 2009

Elogio della follia di Giuseppe Englaro e di quella di Filippo Facci

Sul signor Giuseppe (odio quando la gente viene apostrofata con vezzeggiativi o soprannomi: ognuno di noi è unico e ha diritto a veder rispettata questa sua unicità a partire dal nome) Englaro si è scatenata oramai una tempesta di volgarità d'ogni tipo, e ci sono testate specializzate nel tiro al piccione contro quest'uomo colpevole essenzialmente di avere rifiutato l'ipocrisia.

Avrebbe potuto fare quello che ogni giorno si fa in tante corsie d'ospedale: contare sulla comprensione cristiana d'un Medico e lasciare che le condizioni s'aggravassero viepiù; sarebbe bastato ridurre a dosi sub terapeutiche il Clexane che viene somministrato a chiunque è allettato di lungo termine, per sperare in una bella embolia polmonare fatale, oppure portare Eluana a casa, tanto era assistita da amorevoli suorine, non da medici.

Invece lui s'è comportato come un borghese d'un romanzo ottocentesco: s'è rivolto a un tribunale, ha chiesto che lo Stato si occupasse della cosa, senza nascondersi dietro alla diffusa omertà.

Come i folli di Erasmo da Rotterdam, che in ragione della loro follia sono dispensati dalle convenienze comuni, ha urlato quella verità che tutti fanno finta di ignorare, e nessuno glielo ha perdonato.

Ora, sul Giornale che fu di Montanelli, e che oggi è alla guida delle brigate impegnate a calpestare la figura pubblica di questo padre, è rimasta solo una voce a difendere il signor Englaro: quella di Filippo Facci. A Facci va tutta la mia ammirazione, per il suo coraggio nel difendere sempre le opinioni in cui crede contro il conformismo e l'ipocrisia, ieri su Bettino (Benedetto) Craxi, oggi su Beppino (Giuseppe) Englaro.

lunedì 9 febbraio 2009

25.11.1970 – 18.1.1992

è finita, grazie a Dio.



domenica 8 febbraio 2009

Libera Chiesa in Libero Stato, 148 anni dopo il Conte di Cavour

UDINE - «La Chiesa non ha nulla a che vedere con questo problema, non mi può imporre i suoi valori. Può esprimere la sua opinione, però ciò che dice non ha nulla a che vedere con me o con Eluana». 
Sono parole severe quelle del padre di Eluana Englaro, Beppino, espresse in un'intervista rilasciata alquotidiano spagnolo «El Pais». 
Sul ruolo svolto dalla Chiesa in questa vicenda e sul plauso che ha riservato a Berlusconi, Englaro ha affermato: «Della Chiesa non parlo. Sento un sacro rispetto per essa e spero che da parte della Chiesa ci sia lo stesso sentimento. Spero che sappiano ciò che dicono e ciò che fanno, quindi non polemizzo con essa». 
«Il magistero della Chiesa - ha affermato ancora Beppino Englaro - è morale, lo Stato è laico, e al suo interno ci sono anche i cattolici. Ciò che dice la Chiesa deve riguardare loro, non coloro che non professano questa confessione. Di conseguenza tutto ciò che la Chiesa dice è un loro problema, non mio». 
Quindi ha aggiunto poco oltre: «I 2009 anni di storia della Chiesa vanno in una direzione, ma lo Stato va per la sua strada. 
Per chiedere giustizia non mi sono rivolto alla Chiesa ma ai tribunali di giustizia. 
A loro non ho chiesto niente, ne glielo chiederò. 
Possono dire ciò che vogliono, è un loro problema, non mio».

articolo integrale sul Corriere della Sera

giovedì 5 febbraio 2009

Scriviamo al Presidente

Se questa vergogna di decreto sarà presentata, solo il Presidente della Repubblica potrà fermarla.
Scriviamo a Giorgio Napolitano, manifestiamogli la nostra posizione in difesa della libertà di Eluana Englaro.

https://servizi.quirinale.it/webmail/


Signor Presidente,
Le scrivo per chiederle di non controfirmare il decreto legge che sembra essere di prossima presentazione alla Sua attenzione in materia di disposizioni sulla fine vita.
La disposizione è evidentemente priva dei requisiti di necessità e urgenza previsti dall’articolo 77 della nostra Costituzione e contrasta con la definizione di legge come “provvedimento di carattere generale” che e incontrovertibilmente patrimonio della nostra cultura costituzionale.
Non può ignorarsi infine che tale provvedimento, se approvato, avrebbe come finalità quella di vanificare pronunce irrevocabili della Magistratura nei suoi più alti gradi di giudizio.
Chiedo a Lei, Signor Presidente, di non sottoscrivere un provvedimento che è palesemente dettato da esigenze di mera contingenza, rispetto al quale la Nazione è profondamente divisa e che rappresenterebbe un gravissimo precedente rispetto al diritto fondamentale di ogni persona di decidere della propria esistenza.
La ringrazio per l’attenzione.

martedì 3 febbraio 2009

Un cattolicissimo pugno nello stomaco.

Questa storia non mi fa felice.
Non mi fa neppure stare bene, perché una cosa è pensare quello che pensava Eluana Englaro, come accertato da qualche sentenza di tribunale, un’altra cosa è pensare che un giorno potresti trovarti nelle sue condizioni.
Ma, più di tutto, mi opprime (non trovo proprio il termine) l’indegno circo montato intorno a questa povera ragazza e al suo coraggioso padre.
Avrebbe potuto fare come tutti, spostare la figlia in silenzio in un centro compiacente, addirittura portarsela a casa, e lì aspettare che, complice la minore qualità delle cure, una provvidenziale embolia polmonare intervenisse, o qualcosa del genere. Invece è stato onesto, e ha chiesto al nostro sistema giudiziario di pronunciarsi.
E intorno a lui si sono scatenati gli avvoltoi.
Oggi su Avvenire c’è una terza pagina che fa vomitare, una pagina da guardare, per provare il pugno nello stomaco che una simile messa in scena provoca, con quel titolo, che sembra evocare Primo Levi, che trasforma un padre in lagerfuhrer.
Nella loro “difesa della vita”, passano sopra a ogni rispetto per le persone, a ogni dignità. Sono semplicemente disgustosi.

giovedì 13 novembre 2008

Lo strano intreccio mediatico-chiesastico

Lo strano intreccio mediatico-chiesastico
di Paolo Pillitteri

Si ha un bel dire “è la stampa bellezza!” come se bastasse la parolina magica a giustificare qualsiasi presa di posizione mediatica manco si trattasse di un “Ipse dixit”, o, peggio ancora di un “ex cathedra”. Par l’appunto, come una decisione papale, dello stesso tenore di quella a proposito dell’assassinio di Eluana. In altri termini, il padre della ragazza è un potenziale omicida. “Equivale a un assassinio sospendere il cibo e l’acqua”, parola del ministro della Sanità del Vaticano, Mons. Barragan. L’affermazione, certamente autorevole, in risposta alla posizione del Pg di inammissibilità del ricorso della Procura di Milano, è certamente un elemento di pressione sulla suprema corte riunita in camera di consiglio. Un’offensiva invasiva, per dire. “Giudici fermatevi, cosi uccidete Eluana” è, infatti, il titolo della “Stampa”, quotidiano che non diversamente da molti, dà uno spazio enorme alla posizione della Chiesa. Sulle prime pagine è dunque in atto una offensiva di parte, che soltanto un apparato mediatico come il nostro poteva enfatizzare omettendo le posizioni diverse, al di sopra della Cassazione, ben oltre la normale dialettica.

Nessun quotidiano italiano, per un ragione o per l’altra, di destra o di sinistra, laico o confessionale, è riuscito a trattenersi al di qua della linea della sobrietà, del confronto civile e, soprattutto, della consapevolezza che sui temi etici la posizione religiosa ha la stesso identico peso delle altre. A meno che sia il ministro della sanità vaticano il supremo decisore, al di sopra di famiglie, medici, giudici e, perché no, degli stessi mass media. Nel frattempo, su tutti o quasi i media italiani si ignorano le posizioni di Umberto Veronesi a proposito del testamento biologico (quando sarà votato sarà sempre troppo tardi!) o quelle di Ignazio Marino. Del resto, il silenzio assordante dei politici “laici”, nei due Poli, la dice lunga sul deficit di cultura laica e liberale denunciato più volte da questo giornale, dai valorosi radicali di Pannella e Bonino e da pochisimi altri.

Contemporaneamente, un’altra offensiva, questa volta preventiva, è stata lanciata dalla Chiesa contro Barack Obama, accusato di avere posizioni diverse, su aborto, staminali, ecc., rispetto a Bush. Ma è persino ovvio che questo nuovo Presidente Usa abbia idee distinte e distanti dal suo precedessore, anche su simili temi. Che fare? Una guerra religiosa? Ma va. E meno male che il teologo Vito Mancuso dell’Università San Raffaele ha respinto dogmatismi e crociate su tali argomenti: “Usare la parola omicidio nei confronti dei genitori mi sembra un gesto molto violento... L’ideale sarebbe avere il testamento biologico”. Appunto. Poco spazio è stato invece dedicato, et pur cause, alla notizia della tredicenne inglese che ha chiesto di non voler più vivere a causa di una chemioterapia che le ha danneggiato il cuore irrversibilmente e, dunque, rifiuta trapianti inutili e dannosi. Ebbene a questa Hannah Jones i medici prima e poi i giudici hanno risposto positivamente. “Lasciate che me ne vada in pace” ha sussurato ai suoi famigliari consenzienti. Non è quello che tutti noi vorremmo? Vivere e morire in pace. O è un assassinio/suicidio? Ma va.