mercoledì 24 marzo 2004

Una domanda stupida di un blogger iracheno chiede ai pacifisti: secondo voi perché in Iraq non ci sono state grandi adunate contro la liberazione?

Quando ho visto le manifestazioni pacifiste che si sono svolte in numerosi paesi del mondo in occasione dell'anniversario della guerra contro Saddam, non ho potuto fare a meno di pensare, ancora una volta: perché fanno una cosa simile? Ci sono state un paio di dimostrazioni, molto più piccole, anche in Iraq (alcune centinaia di persone, con alla testa dei fanatici religiosi, di cui nessuno può dire se non fossero lì soltanto per gli avidi occhi dei media), ossia il paese che i pacifisti sarebbero scesi in piazza per difendere.
Ho avuto molte difficoltà a capire perché i pacifisti volevano impedire questa guerra, e ora ne ho ancora di più a capire perché vogliano impedire alla Coalizione guidata dagli Usa di dare il proprio aiuto per la ricostruzione e la democratizzazione dell'Iraq. Sono certo che qualcuno era stato pagato per manifestare, e qualcun altro semplicemente ingannato; ma questo ragionamento non può essere esteso a tutti i pacifisti, che ho sempre ritenuto persone buone, con un grande senso di umanità, abbastanza oneste per non farsi corrompere e abbastanza intelligenti per non lasciarsi ingannare.
La risposta a questa domanda si è fatta più chiara mano a mano che il tempo e gli eventi hanno rivelato buona parte di ciò che, a prima vista, era per me difficile da comprendere dal luogo in cui vivo. Il modo in cui la maggior parte dei pacifisti ha reagito a questi eventi ha fornito gli anelli mancanti. Continuo a pensare che siano persone buone e intelligenti, ma non posso più dire che siano oneste. Mi dispiace, amici miei, in quanto proprio l'onestà era il vostro punto più forte, o almeno così voi pensavate; però, se mi lascerete viaggiare attraverso la vostra coscienza e avrete la pazienza e la modestia di seguirmi in questo viaggio (che è esattamente ciò che ci si aspetta dalla gente onesta), potremo forse giungere ad un accordo oppure a ridefinire i termini del nostro disaccordo, il che, io penso, andrà a vantaggio di tutti. Non c'è nemmeno bisogno di dire che avete il diritto di fare la stessa cosa con me, e io sono pronto ad andare fino in fondo.
Allora: perché dovrei giudicarvi così severamente, e quali sono le mie prove?
Per cominciare, anch'io, come tutti, penso che la guerra sia un modo detestabile e spesso disastroso per risolvere i conflitti, ma sono pure convinto che tutti noi siamo d'accordo sul fatto che in certi casi è l'unica soluzione possibile. Questo ci permette di restringere il campo del nostro dibattito a quest'ultima guerra contro Saddam e forse ad altre che saranno presto combattute nella lotta contro il terrorismo. Ritengo che se due nazioni, per risolvere i loro dissensi, invece di ricorrere alla diplomazia, decidessero di dichiararsi guerra, saremmo entrambi contro questa guerra, a meno che voi crediate che la maggioranza di noi appoggi questa guerra per soddisfare la propria sete di sangue.
Vediamo dunque per quale motivo voi (i veri pacifisti) vi opponete a questa guerra.
Penso che quasi tutti siano d'accordo sul fatto che quando parliamo dei "veri pacifisti" ci riferiamo a coloro che vivono nel mondo libero, dato che i popoli del Terzo Mondo sono o disinteressati e impegnati a sfamare i propri bambini e a trovare un tetto per la propria famiglia, mentre allo stesso tempo cercano di tenersi il più alla larga possibile dai tiranni che controllano il loro destino, cosa che può spingerli a seguire l'atteggiamento del governo, oppure sono guidati dal fanatismo religioso, e, nel mondo arabo, probabilmente anche dal nazionalismo arabo, a schierarsi contro questa guerra.

La differenza fra noi e voi
La pace è ciò per cui costoro (i veri pacifisti) stanno combattendo e non ci può essere obiettivo più nobile di questo. Ma, posso fare una domanda: in che mondo vivete? Una domanda sciocca e irrilevante? Non credo proprio. Quale genere di pace state cercando? La vostra, o quella del mondo? Pensate davvero che sia un mondo così bello e pacifico che a nessuno deve essere permesso di toccarlo? Veramente, che domanda sciocca ho fatto! Certo che lo è! Voglio dire, alcuni di voi non hanno sentito uno sparo da anni e anni a questa parte, e qualcuno vive in paesi che non hanno combattuto una guerra da oltre un secolo.
La vostra vita non è stata certamente facilissima, ma avete mai avuto paura che i vostri figli potessero morire di fame? O avete mai vissuto con il terrore che, nel mezzo della notte, qualcuno sfondi con un calcio la tua porta di casa e si porti via un tuo parente? E, cosa ancora peggiore ­ ma che a voi non sembra così importante ­ avete mai dovuto piegare la vostra testa senza mai sollevare gli occhi da terra per paura di incontrare quelli di un uomo della sicurezza, che potrebbe vedervi uno sguardo di sfida? Oh, mio Dio! Ecco, che continuo a fare domande stupide! Perché, naturalmente, per voi tutto questo non conta nulla; perché, se sentiste veramente che spaventosa umiliazione rappresenta tutto questo per l'anima sacra di ognuna delle creature di Dio, non sareste rimasti così pazientemente ad aspettare che le sanzioni avessero effetto e che gli ispettori finissero il loro lavoro. Ma naturalmente non conta nulla, e sapete perché? Semplicemente perché non è capitato a voi. E' capitato ad altri, che vivono lontanissimi, è così a voi sembra meno reale, tanto che potete facilmente buttarlo dietro le vostre spalle quando vi mettete a discutere di guerra, e mostrarvi improvvisamente preoccupati per come gli americani ci stanno trattando. Voglio dirvi una cosa: gli americani non ci stanno "trattando" in alcun modo; ci stanno aiutando, proteggendo, istruendo, amando e stanno stringendo amicizia con noi. E' una cosa difficile da digerire per voi, lo so, perché vi fa sembrare cattivi a voi stessi; ma non è poi così difficile come sembra, visto che tutti facciamo errori, e spesso molto grandi, e non è mai troppo tardi per riconoscere di essersi sbagliati.
Sono forse così stupido e ingenuo da pensare che cambierete idea? No, perché credo ancora che siete persone buone, ed è su questo che conto quando dico che ho speranza in voi e non vi considererò mai come dei nemici. Pensate soltanto un'altra volta a tutto il dolore e le sofferenze che affliggono questo mondo; ma questa volta, immaginatevi a raccogliere le ossa dei vostri figli e dei vostri fratelli da una sepoltura di massa, dopo averne perse le tracce per venti o trenta anni, e sapendo che non sono morti in pace. No, sono morti torturati, stuprati e trattati come animali, costretti a chiedere in ginocchio di ricevere un colpo di pistola alla testa. Pensate a questo e poi provate a spiegare perché vi opponete a questa guerra. Al mio vicino, ad esempio, che sta ancora cercando la fossa comune in cui sono stati gettati i suoi due figli, portatigli via ventuno anni fa, quando frequentavano ancora l'università, e senza sapere per quale motivo. Provate a spiegarlo ad un altro mio vicino, che aveva convinto il fratello, il quale aveva disertato l'esercito al tempo della guerra con l'Iran, a ritornare sfruttando il perdono presidenziale che era stato annunciato in tv e sui giornali, soltanto per vederlo il giorno dopo chiuso in una bara con la scritta "traditore", e con l'ordine di non celebrare alcun funerale. Poi, due settimane dopo, ricevette una lettera in cui si diceva che il fratello era stato ucciso per errore, ed era concesso di celebrare i funerali!
Potrei continuare a parlare e raccontare per mesi e anni, e ci sono storie ancora più spaventose, ma il mio cuore non può sopportare il ricordo di tanto dolore. Spero che voi abbiate un cuore più saldo quando cercherete di spiegare a queste persone che vi siete opposti alla loro liberazione perché convinti che i vostri leader politici vi avevano mentito sulle ragioni per entrare in guerra. Provate a spiegargli che la colpa era dell'America e non di Saddam, e che per questo vi siete opposti quando l'America ha deciso di toglierlo di mezzo e di dare libertà e pace al popolo iracheno. Ecco un'altra volta la mia sciocca domanda: dove vivete? Dato che noi, che appoggiamo questa guerra contro la dittatura e il terrorismo, viviamo in questo mondo, questo brutto mondo che noi stiamo cercando di cambiare e che voi invece state cercando di mantenere nel suo stato di sempre. Dunque: in che mondo vivete?
Ali, iraqthemodel.blogspot.com
tradotto e pubblicato da "il Foglio" del 25 marzo 2004

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