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domenica 11 aprile 2010

Che schifo: tocca pure essere d'accordo con Gasparri e Capezzone

A sinistra hanno un’idea originale della satira: quando non s’accompagna con la coprofagia è l’occasione per l’esercizio della violenza più volgare, in particolare dedita al dileggio dei morti (ricordiamo Vauro) o all’augurio di morte.
Il “quotidiano fondato da Antonio Gramsci” (di cui non conosciamo il sense of humour, ma doveva averne, sennò sai che dolori a furia di rivoltarsi nella tomba) pubblica una vignetta di Staino che riesce nell’opera di unire dileggio ed augurio, grazie alla tenera figliola di Bobo che nello stesso tempo gioisce d’una strage (novantasei morti nello schianto dell’aereo che portava il presidente polacco Kaczynski) e si rattrista del fatto che l’A319 della Repubblica Italiana non faccia la stessa fine.

La classe non è acqua, ovvio.
Ma, reso omaggio all'eleganza del kompagno (sì, con la k come Kossiga) Staino, la cosa più seccante è dovermi trovare d’accordo con Gasparri («La vignetta, se così si può definire... rappresenta una vergognosa offesa alle vittime della tragedia aerea che ha decimato il vertice della Polonia. Pur di augurare la morte a Berlusconi e al governo italiano, il giornale della De Gregorio ha toccato punte di aberrazione indefinibili. Il cinismo e l'odio spinti alle estreme conseguenze... Le tragedie vanno rispettate. Non usate per le campagne di odio condotte da gente priva ormai del lume della ragione...») e Capezzone («non solo si ride sui novantasei morti polacchi, ma ci si duole perché non è ancora successo altrettanto qui da noi. C'è da rimanere allibiti dinanzi a una simile caduta di gusto. Quando l'odio contro Berlusconi raggiunge questi livelli, non ci sono neppure parole adeguate per commentare. C'è solo da augurarsi che Staino stesso e la direttrice de L'Unità De Gregorio vogliano scusarsi, e che anche tanti uomini e donne di sinistra facciano sentire il loro sconcerto»).
Ma è possibile che i sinistri a certe cose non ci pensino mai?

sabato 28 giugno 2008

BUSI GHIGLIOTTINA GASPARRI

Come Platinette con la sua maschera ci lavora, Gasparri lavora con la sua faccia, con la differenza che a Platinette per struccarsi e riacquisire il suo supposto decoro perduto basta un batuffolo di cotone, a Gasparri non resta che la ghigliottina.
Aldo Busi