venerdì 15 luglio 2016

Una bandiera per la nostra libertà

Un altro attentato, questa volta a Nizza, con un autoarticolato lanciato sulla folla.
In queste occasioni si vorrebbe una bandiera, perché anche il nostro Inno dice a un popolo calpesto, deriso “ci raccolga un’unica bandiera, una speranza”.
Ma questa bandiera non c’è.
Non è successo perché era il 14 luglio: il primo giorno dei saldi sarebbe andato bene lo stesso.
Non è successo perché erano francesi, fossero stati tedeschi, belgi, spagnoli, olandesi sarebbe andato bene lo stesso.
Non è successo perché erano crociati: in Europa al massimo si fanno crociere.
Non è successo perché erano europei: questa è solo una comodità geografica.
È successo perché erano liberi e felici, vivevano in un luogo dove i diritti fondamentali sono garantiti, e l’individuo viene prima -forse non nei fatti, ma nelle aspirazioni- della comunità.
E una bandiera del genere non c’è.
O forse c’è.
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È quella di un piccolo pezzetto di Occidente, che da settant’anni rappresenta lo scandalo della nostra libertà, della nostra voglia di vivere e di amare, tutto ciò che i regimi del terrore e i loro burattini temono: la bandiera di Israele, la terra i cui figli hanno iniziato a morire per noi come noi oggi e prima di noi decenni fa, vittime delle bombe nei ristoranti, accoltellati alle fermate dell’autobus o falciati dalle auto per strada, ancora una volta “nostri fratelli maggiori” come li chiamò papa Wojtyla.
In attesa di una sola bandiera della nostra libertà, guardo a quella, sapendo che almeno quella sarà difesa fino in fondo con la chiarezza morale che questi tempi chiedono, quella chiarezza morale che a noi manca.

giovedì 30 giugno 2016

E, a giugno, tutti in colonia.

la ex colonia estiva del Comune di Milano
a Berzonno di Pogno (NO)
Questo è il ricordo d’un tempo che non c’è più, quello delle colonie.
No, non i tempi dell’Impero, ma le colonie estive per i bambini.
Io ci sono stato in colonia, le colonie erano un'istituzione qui a Milano.
La loro storia risale alla fine del ‘800, a quella cultura del Welfare che mi ha sempre reso così orgoglioso di essere meneghino.  I nomi dei fondatori di questa “Pia Istituzione per la cura climatica gratuita” sono a buon diritto quelli di molte delle più antiche vie milanesi: la città ha saputo essere grata ai suoi Benefattori.
Si può leggere in “Milano benefica e previdente: cenni storici e statistici sulle istituzioni di beneficenza e di previdenza” (Leone Emilio Rossi, 1906):
…L'esito soddisfacente ottenuto e la simpatia con cui fu accolta la novella provvida istituzione incoraggiarono ognora il Comitato, cosicché aumentava ogni anno il numero de’ suoi beneficati. Attualmente egli ne invia oltre 200 a Berzonno, distante circa 3 ore di Milano, frazione del comune di Pogno, paesello sulla riva sinistra del lago di Orta a 461 metri sul livello del mare. Il caseggiato, che è sede della colonia, già villa signorile, è formato da due ali di fabbricato in mezzo ad un ampio quadrilatero… È una posizione alpestre salubre dotata dei requisiti igienici più necessari e moderni.  L'istituzione fu eretta in Ente Morale coi R. Decreto 15 gennaio 1885; ebbe medaglie ed onorificenze diverse nelle più importanti Esposizioni e fu segnalata con diplomi di benemerenza speciale in Congressi ed Esposizioni medico-igieniche.
Ricordo la mia colonia di Berzonno di Pogno (NO) con dolcezza: gli amichetti, le passeggiate, le signorine cortesissime e le bidelle un po' rozze ma materne, l’escursione annuale al Lago d’Orta, il sonnellino dopo pranzo, le partite a calcio, le docce e il sapone di Marsiglia, la piccola cassa che ognuno di noi aveva per i gelati, il falò di fine colonia...
Sono così affezionato a quel ricordo che con la mia prima macchina sono tornato a vedere quel luogo: ora è una casa di riposo (la residenza “Riccardo Bauer”), e quel bosco enorme che la circondava, appare per quello che forse era anche allora: poco più d'un giardino :-)
Pochi anni dopo, direi già negli anni ‘80, la storia delle colonie estive si spense: erano oggettivamente un investimento costoso, attivo pochi mesi l’anno, e troppo “cheap” per un Paese che si vedeva proiettato in un orizzonte di crescita.
Ne conserverò sempre un tenero ricordo.

venerdì 24 giugno 2016

Brexit: la tempesta perfetta.

Una delle prime regole che ti insegnano a economia politica è che il calo delle barriere al commercio genera ricchezza, e che questa ricchezza viene bruciata subito appena le barriere si rialzano.  L’effetto positivo lo abbiamo visto per decenni: i britannici per esempio devono il loro successo come piazza economica per eccellenza anche alla possibilità di attirare i capitali del resto d’Europa come fossero capitali domestici.  Ora vedremo l’effetto opposto: le barriere che si alzano, gli investimenti più difficili, gli ostacoli al commercio.

Sì certo, il populismo, la retorica del “Britannia rules”, che è solo un consimile della grandeur francese, della civiltà romana, della superiorità tedesca e altre follie dei secoli passati, hanno piantato il coltello, ma le responsabilità non si fermano lì.
Il momento d’oro dell’Europa è finito negli anni ’90, e tutti hanno fatto finta di non accorgersene.
Oramai l’Europa è percepita non più come casa comune necessaria, ma come questione di sacri principi (di qualcun altro) che non possono essere messi in discussione, anche contro le convinzioni del popolo.  Solo che questa mania di costruire l’uomo nuovo fallisce sempre, non appena l’uomo vecchio ha la possibilità di ribellarsi.

“Siamo tutti europei, siamo tutti fratelli”. Ora, visto che siamo tutti europei e siamo tutti fratelli, i Caino francesi e tedeschi faranno pagare carissima la brexit ai Caino d’oltremanica: «sei fuori dalla Unione Europea ma non vuoi che ti chiudiamo il nostro mercato in faccia? parliamone…».  Poi, siccome siamo tutti europei e siamo tutti fratelli, ci divertiremo tutti con una UE a guida franco tedesca… nel mentre, britannici e non pagheranno il conto, alla cassa del supermercato, in farmacia, nelle bollette.
Ah sì, poi ci sarebbe la politica, il fatto che fuori da qui il mondo va avanti, ma vabbe’…

mercoledì 22 giugno 2016

BREXIT, NON sono europeista.

NON sono europeista. 
Non mi commuove l’inno alla gioia e penso che il Parlamento Europeo con le sue due inutili sedi e i suoi faldoni itineranti sia un covo di parassiti nel quale non a caso i nostri politici si trovano bene.
Detto questo, la possibilità di circolare liberamente per persone, merci e servizi, l’avere un minimo di regole comuni (un minimo, direi già raggiunto), avere una moneta unica, sapere di essere “a casa mia” dall’Atlantico agli Urali, da Lampedusa al Mare del Nord, sapere che il passaporto con le dodici stelle è un simbolo di libertà civili ineguagliate è qualcosa che apprezzo.
In più, sì, non dimentico che l’Europa unita è nata per evitare una terza strage che sarebbe stata devastante per tutto il pianeta. 
Grazie alle intuizioni di Jean Monnet e di Robert Schuman, i paesi d’Europa hanno messo in comune il combustibile delle nostre divisioni (il carbone e l’acciaio) e, partendo da lì, hanno gettato le basi di una benessere economico e civile che dovremmo sentire con ogni poro della nostra pelle.
Domani in Gran Bretagna si vota al referendum sulla Brexit, spero che gli amici britannici decidano di restare.

Otto anni di carcere. Per aver bevuto una birra. Lo chiamano "omicidio stradale"

Scrive "il Dubbio":
Il 19enne Emanuele era alla guida. Ha avuto un incidente ed è morto un amico. Emanuele è un ragazzo di Siracusa di diciannove anni. Ha bevuto una birra, l'altra sera, prima di mettersi alla guida della macchina della sua mamma. Una: una sola. È stato imprudente, perché la legge prevede che se guidi una macchina puoi anche bere una birra, ma soltanto se hai la patente da qualche anno. Lui l'aveva presa solo da un anno, e allora la legge dice: alcool zero. Giusto. È pericoloso guidare l'auto, quando sei ancora inesperto, se non sei lucidissimo.Emanuele, sabato notte, ha ha avuto un incidente, la sua macchina si è ribaltata e un amico che stava con lui, sul sedile posteriore, Sebastiano, diciotto anni, è morto. Un altro amico, Simone, 17 anni è rimasto ferito, ma non è in pericolo di vita. Emanuele è stato trovato dai carabinieri seduto vicino all'auto, sotto choc, piangeva a dirotto, disperato. Forse non si riprenderà più dal senso di colpa per avere causato la morte di un amico al quale era molto legato.Ma allo Stato, giustamente, delle emozioni frega poco. Contano le leggi. La nuova legge sull'omicidio stradale stabilisce che la pena minima per quel che ha fatto sono otto anni. Senza condizionale, senza sconti, senza attenuanti. La legge non lascia nessuna discrezionalità ai giudici. Simone dovrà scontare la pena in cella. È giusto così? La ferocia e la rigidità della legge sono utili? Pagare per aver bevuto una birra con una pena simile a quella per l'omicidio volontario, aiuta la civiltà? Forse no. Forse aiuta solo i partiti che l'hanno votata per far pace con la spinta travolgente del giustizialismo.
L'orrore si materializza, le previsioni da Cassandra che taluni facevano durante il dibattito sulla legge sull’omicidio stradale si dimostrano accurate: più d’una legge inutile, questa è stata una autentica follia che rovinerà ancora più vite... 
Siccome i nostri Stimati Magistrati non sono in grado di distinguere lo stronzo che fa una strage perché è solito girare per strada pieno di droga o di alcool da un ragazzino che s'è fatto una canna o bevuto una birra e magari è stato coinvolto in un incidente che sarebbe avvenuto comunque, allora roviniamo il secondo, tanto al primo della galera non gliene può fottere di meno.
Questo ragazzo è il primo di una serie di persone che saranno rovinate da quello che è veramente un incidente, altro che “dolo per previsione dell’evento” “colpa cosciente” e altra dottrina: un errore, punto.
Sicuramente verrà sollevata la questione di legittimità costituzionale, me lo auguro, anche se la Corte Costituzionale è storicamente abbastanza compliante con le scelte punitive del Parlamento (diversamente peraltro il Codice Rocco non sarebbe sopravvissuto al nuovo regime costituzionale).
Qui c'è una piccola possibilità: il fatto che si potrebbe ritenere violato il principio di responsabilità personale, perché si potrebbe sostenere che si tratta di una forma di responsabilità oggettiva (ti punisco perché hai la patente da meno di due anni), però è arduissima in logica e di fronte a una Corte più sensibile a garantire le pensioni che libertà...
Complimenti ai cialtroni che hanno voluto, sostenuto e votato questa legge.