mercoledì 2 settembre 2009

Se chi guarda i porno è colpevole per forza

Alberto Stasi era al suo computer mentre si consumava il delitto nella villetta di Garlasco.
Un alibi di ferro, dunque innocente.
Il guaio è che il giovane Stasi stava guardando al suo computer filmini pornografici, e una persona civile queste cose non le farebbe mai: dunque, in ogni caso è colpevole.

Ciò che sbalordisce è il dito alzato del moralista che pretende di inchiodare Stasi alla sua colpa morale: chi guarda il materiale pornografico è sempre un altro, qualcuno che non frequenteremmo mai, qualcuno che vive in modo indegno e disgustoso, proprio come noi non faremmo mai.
E invece su 153 milioni di navigatori on line nel mondo, 147 milioni avrebbero visitato almeno una volta un sito hard. Il 90 per cento del ricavato pubblicitario di Internet viene dalla pornografia; il mercato porno - in tutte le sue varianti tecnologiche - cresce in modo esponenziale, con un valore medio annuo (dal 2002 al 2004) di 993 milioni di euro.

Questi dati possono far riflettere sul significato della sessualità, dell’erotismo, dell’amore, sulla nostra educazione sentimentale: tutti ragionamenti interessanti.
Ma l’equivalenza tra il consumatore di materiale pornografico via Internet e il suo grado di pericolosità sociale che può perfino spiegare un omicidio è stravagante, a meno che non si consideri quell’equivalenza il frutto maturo del moralismo moderno.

Si fanno dotte distinzioni tra moralismo e morale, condannando il primo, celebrando la seconda. Moralista sarebbe colui che si erge a giudice del comportamento altrui, un comportamento che agli occhi del moralista è accettabile e ammissibile se rispetta le regole del costume civile di una società, appunto la sua morale. Tanto per intenderci, il moralista è come un cartello stradale, il quale indica il percorso da seguire che lui, il cartello, comunque, non farà mai. La morale invece è la regola stabilita da quello stesso cartello.
D’accordo, l’esempio può sembrare (soltanto sembrare) pretestuoso: ma sono convinto che oggi non ci sia proprio più nessuna differenza tra la morale e il moralista.
In questi tempi quale morale non è gratuita, fine a se stessa? Quale morale non si basa su pretesti per il proprio libero gioco, per i propri interessi camuffati da nobili principi? Si parla di imbarbarimento della politica, dell’informazione, della giustizia... Cos’è questo imbarbarimento? È l’azione del moralizzatore che di volta in volta decide quale siano le regole da far rispettare secondo il proprio comodo, il proprio vantaggio. La morale non è che il frutto di un indecente gioco di potere: se non hai potere e sei fuori dal comando sei un immorale, dunque il peggio del peggio.
Qual è oggi il moderno tiranno? L’uomo immorale: cioè l’uomo a cui si costruisce addosso l’abito del trasgressore della moralità, naturalmente cucitogli da chi pretende di mettere le regole morali. E così sappiamo anche chi siano oggi gli eroi della libertà: sono coloro che lottano per la moralità del mondo (non più per cambiare o salvare il mondo), una moralità che vedono minacciata da chi si fa una bella risata delle loro regole di potere che pretendono di stabilire chi sia l’uomo morale.

Senza andare troppo lontano si guardi cosa è successo in casa nostra. È andata perduta l’anima cattolica del Paese, e così, invece di concentrarsi sul peccato (presupposto fondamentale della morale cattolica), ci si è concentrati sui peccatori. L’anima cattolica era attenta all’umanità del peccatore: lo comprendeva mentre dedicava le sue forze a combattere il peccato. Oggi c’è una perfetta, simmetrica inversione di questo principio essenziale del cattolicesimo, per cui ogni istanza morale che dovrebbe circoscrivere e annientare il peccato diventa un’occasione per il moralista di attaccare politicamente il presunto peccatore.

Eccolo lì, Alberto Stasi, davanti al suo computer a guardarsi filmini pornografici. Come può non essere colpevole uno che non conosce l’abc delle regole morali?
Dovrà farsene una ragione e mettersi il cuore in pace, perché qualunque sia la verità sulla tragedia di Garlasco, lui è già stato condannato dai moderni eroi che combattono per la moralità del mondo.

Stefano Zecchi

8 commenti:

  1. a parte che la moralità sarebbe anche al di fuori del sesso. e che non si può aderire entusiasti ai family day per poi fare quel che cazzo ci pare, ma c'era bisogno di tutta 'sta tiritera è un outing sui tuoi rasponi davanti a youporn?

    RispondiElimina
  2. quello che hanno fatto al ragazzo di Garlasco è una vergogna, per quello che ha passato è stato fin troppo equilibrato.

    RispondiElimina
  3. no, io youporn non lo guardo, mi pare troppo lento per i miei gusti ;-)

    RispondiElimina
  4. Calamar, sono d'accordo, e il punto è, che anche se fosse colpevole, tannto per cambiare hanno usato dei metodi infami, sperando di costringerlo a confessare, anziché trovando le prove... ma è così da sempre...

    RispondiElimina
  5. e comunque, anonimo, si dice "fare coming out".

    to come out -> venire fuori
    to out [someone/something] -> tirare fuori

    RispondiElimina
  6. Che male c'è a guardare del porno non violento? L'immoralità è far del male volontariamente o per negligenza o incoscienza agli altri!
    Berlusconi è immorale, io no.
    Quanto a Stasi, so solo che gli investigatori hanno lavorato DA CANI, per usare un eufemismo. E se non è stato Stasi, chi è stato? Lo sapremo mai?

    RispondiElimina
  7. sabato... torno in palestra dopo un mese di seenza forzata... farò solo quello, ma lo faccio :-)

    perché footing e non fucking??

    RispondiElimina

mi raccomando: comportati bene, o sono bastonate!
(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)