Insomma, un simbolo del pacifismo internazionale. Ora però qualcuno ha scoperto che questo signor Garlasco è un appassionato collezionista di oggetti nazisti, cui ha dedicato anche un dotto volume di 430 pagine, e che compra, vende, commercia, su cui emette giudizi ed expertise. Una vera e propria febbre collezionistica, tutta dedicata al nazismo. Il massimo esperto mondiale di uniforme naziste che pretende di giudicare la correttezza degli israeliani in guerra. Normale, no? Un collezionista di francobolli non potrebbe valutare l'efficienza delle poste? E uno che raccoglie medaglie olimpiche non potrebbe fare il cronista sportivo? In fondo il nazismo con gli ebrei c'entra, no? Non l'ha spiegato anche il leader palestinese Abbas, nella sua dotta tesi di laurea moscovita, che ci sono molte somiglianze e perfino un trascorso di collaborazione fra sionisti e nazisti? Non hanno scritto gli ebrei ultraortodossi della setta di Satmar sui muri di Gerusalemme che la polizia israeliano è la Gestapo sionista?
Ma l'addetto stampa di Netanyahu ha denunciato la cosa come una nuova caduta di HRW, la seconda in poco tempo dopo la denuncia del giro propagandistico alla ricerca di finanziamenti in un paese che è così poco rispettoso dei diritti umani e così poco neutrale nelle faccende mediorientali come l'Arabia Saudita.
L'organizzazione ha replicato che non c'è nulla di male, che il nonno di Garlasco era sì un soldato tedesco, e questo spiegava la sua attenzione per quel mondo, ma per carità, non era stato affatto nazista. Parole sante. Ma si potrebbe dire di più. Ci meravigliamo che HRW non abbia spiegato che in fondo bisogna ammettere che i nazisti erano piuttosto eleganti, loro e le loro uniformi, distintivi, ecc.; e che oggi anzi c'è una moda dell'abbigliamento nazista, tant'è vero che proprio in abiti nazisti il presidente della federazione automobilistica internazionale Mosley (già il figlio dell'ex capo del partito nazista inglese) si è fatto filmare mentre consumava un'orgia sadomaso con quattro prostitute – passione che forse gli costerà il posto; e che si è letto abbondantemente sui giornali italiani come il mese scorso nella ridente località di a S. Arcangelo di Romagna, come ha scritto la stampa "la sezione locale dell’Unione italiana di tiro a segno (Uits, anch’essa ricompresa nel vasto mondo venatorio) organizza una singolare rievocazione storica del 25 aprile con divise e stemmi nazisti, alla presenza del presidente dell'UITS Ernfried Obrist" (nomen omen).
Insomma, che male c'è? E' una moda, una passione popolare. E certamente un "senior military expert" di un'organizzazione che si occupa del conflitto fra arabi ed ebrei non può essere a digiuno di divise e stemmi nazisti. Se no, quando per caso incontrasse uno dei numerosi gerarchi nazisti che si sono rifugiati nel mondo arabo, o qualcuno dei loro eredi, come potrebbe salutarli col titolo giusto? Come potrebbe fare con grazia ed entusiasmo quel difficile saluto a braccio teso? Insomma, dopo aver attaccato la libertà di stampa in Svezia e in Spagna, adesso i sionisti se la prendono con la libertà di collezionismo delle Ong. E si tratta proprio della stessa cosa: ognuno scrive sui giornali quel che gli piace contro Israele e fa collezione di quel che gli pare, soprattutto se contro Israele. I bravi ragazzi di Hamas e Hezbullah, non collezionano missili più o meno "artigianali"? (Purtroppo però ogni tanto devono lanciarli contro gli ebrei e poi fanno così fatica a ricomprarseli... Aveva proprio ragione il buon vecchio Arafat: con loro non ci si può proprio mettere d'accordo. Per fortuna che ci sono i tipi come Garlasco, che quando finalmente la jihad avrà vinto, sapranno che divise far indossare ai custodi dei lager.
Ugo Volli per Informazione Corretta
articolo sul New York Times
articolo sul Secolo XIX
il mio commento: certo, con un cognome del genere, è già tanto se non colleziona ricordini di Jack lo squartatore
good start
RispondiEliminanecessita di verificare:)
RispondiEliminaLa ringrazio per Blog intiresny
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