venerdì 6 marzo 2009

Elogio della follia di Giuseppe Englaro e di quella di Filippo Facci

Sul signor Giuseppe (odio quando la gente viene apostrofata con vezzeggiativi o soprannomi: ognuno di noi è unico e ha diritto a veder rispettata questa sua unicità a partire dal nome) Englaro si è scatenata oramai una tempesta di volgarità d'ogni tipo, e ci sono testate specializzate nel tiro al piccione contro quest'uomo colpevole essenzialmente di avere rifiutato l'ipocrisia.

Avrebbe potuto fare quello che ogni giorno si fa in tante corsie d'ospedale: contare sulla comprensione cristiana d'un Medico e lasciare che le condizioni s'aggravassero viepiù; sarebbe bastato ridurre a dosi sub terapeutiche il Clexane che viene somministrato a chiunque è allettato di lungo termine, per sperare in una bella embolia polmonare fatale, oppure portare Eluana a casa, tanto era assistita da amorevoli suorine, non da medici.

Invece lui s'è comportato come un borghese d'un romanzo ottocentesco: s'è rivolto a un tribunale, ha chiesto che lo Stato si occupasse della cosa, senza nascondersi dietro alla diffusa omertà.

Come i folli di Erasmo da Rotterdam, che in ragione della loro follia sono dispensati dalle convenienze comuni, ha urlato quella verità che tutti fanno finta di ignorare, e nessuno glielo ha perdonato.

Ora, sul Giornale che fu di Montanelli, e che oggi è alla guida delle brigate impegnate a calpestare la figura pubblica di questo padre, è rimasta solo una voce a difendere il signor Englaro: quella di Filippo Facci. A Facci va tutta la mia ammirazione, per il suo coraggio nel difendere sempre le opinioni in cui crede contro il conformismo e l'ipocrisia, ieri su Bettino (Benedetto) Craxi, oggi su Beppino (Giuseppe) Englaro.

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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)