È accaduto a Parma: a margine di una banale storia di affitti non pagati in una situazione che definiremmo con borghese distacco “di degrado”, un commando di sei persone (due nostri connazionali e quattro immigrati che facevano da manovalanza) s’è introdotto in un’abitazione e ha picchiato il povero Mohamed Habassi fino a provocarne la morte, con ogni genere di sevizia e crudeltà.
Il Manifesto http://ilmanifesto.info/squadroni-della-morte-a-parma/ ci ha fatto un articolo (giusto, per questo ci stanno i giornali) con un titolo da pugno nello stomaco: “Squadroni della morte a Parma” e un articolo che cerca di far lievitare i sensi di colpa per un caso che non è diventato “un caso” giornalistico come altri, con passaggi epici quali «Non siamo nel Cile di Pinochet o nell’Argentina di Videla, neppure nell’Egitto del generale al Sisi. Bensì, più modestamente, a Basilicagoiano, frazione di Montechiarugolo, a pochi chilometri dalla civilissima Parma…».
Ebbene, davanti a quel titolo, di primo acchito sono rimasto colpito pure io: pensavo si trattasse di un raid neofascista o cose del genere, e pure io sono andato a leggere, vittima di mero, sporco, “click baiting” del giornale comunista, che come un Libero o un Giornale qualunque s’è messo a fare i titoli a effetto per attirare l’attenzione…
A me il titolo del “manifesto” pare più volgare della pubblicità di un film porno appesa in canonica, una roba squallida, tagliata sui lettori di quel giornale per scaldarne i pregiudizi.
Questa invece è una ordinaria storia di degrado, per niente originale. È una storia di degrado, meno “sexy” di quella di due ragazzi di buona famiglia che decidono di squartare un poveretto… e meno inquietante di quella di una signora uccisa con un ombrello in metropolitana, cosa che fa pensare “poteva succedere a me”… Non sto dicendo che è giusto, ma che è nelle meccaniche della comunicazione.
Se i “cattivi” fossero stati TUTTI romeni (qui erano 4/6, eh, anche se in ruoli oggettivamente subordinati…) la notizia avrebbe avuto più risalto? Forse, ma non ne sono sicuro.
Guardiamoci in faccia: è una di quelle storie che fa sbadigliare lo spettatore, è agghiacciante dirlo, ma è così. Nessun pensionato seviziato, nessun padre di famiglia che lascia tre orfani. Solo gente ai margini, quella gente per cui il lettore “perbene” pensa «si sono ammazzati “tra di loro”».
Tra gli effetti collaterali del profluvio di emozioni che ogni giorno ci annegano c’è il fatto che il target diventa cinico, si fa la corazza e pensa «non ne voglio più sapere».
I media lo sanno, e aggiungono sempre più glutammato alla minestra che ci rifilano, solo che, così, i gusti “naturali” (come questo) diventano sciapi, insignificanti… e spariscono dal menu.
giovedì 26 maggio 2016
Il Manifesto e il click baiting dei “puri” su una storia di cronaca nera.
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mi raccomando: comportati bene, o sono bastonate!
(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)