Ottaviano Del Turco è stato intervistato da “l’Opinione”.
E ha rilasciato un’intervista moderata, priva di qualunque delle asperità che la vittima di un evento del genere avrebbe diritto a usare. È riuscito persino a non essere troppo duro né con la magistratura, né con i suoi ex “compagni” di partito, così signorile che il momento più duro è una forzatura del quotidiano, che titola “Ho sconfitto i Pm eversivi”. E, come anche Bettino Craxi dopo la rovina, continua a essere orgogliosamente di sinistra, a preferire Emma Bonino e Nichi Vendola. Si dice che è nelle avversità che si conoscono gli uomini. In questa occasione ho potuto conoscere quello che semopre più mi pare un galantuomo.
Ottaviano Del Turco, uno dei 45 leader fondatori del Pd, era governatore della Regione Abruzzo, dove era stato eletto con ampio consenso, quando alle sette e mezza del mattino del 14 luglio 2008 una fila di volanti gli piomba sulla porta di casa con un mandato d’arresto. La polizia fa irruzione e lo porta, a sirene spiegate, dietro le sbarre del carcere di Sulmona. L’operazione, definita “spettacolare”, era giustificata, come ebbe a dire il procuratore Trifuoggi, dall’esistenza di “prove schiaccianti”. Non era vero niente. Ad oggi tutte le accuse nei suoi confronti, come riconosce la stessa Procura della Repubblica di Pescara, si sono rivelate false. Destituite di fondamento. Ma la vita di un uomo politico, prima che la sua carriera, sono state stravolte.
Del Turco, ma su di lei non c’erano “prove schiaccianti”?
Io seppi della conferenza stampa dove mi mettevano alla berlina mentre ero rinchiuso in prigione a Sulmona. Non ho potuto replicare. Ho solo potuto leggere l’atto con cui venivo arrestato. Quando ho letto di prove schiaccianti, provai un sentimento di sollievo. Pensavo a un processo per direttissima, dove mi sarei difeso da accuse tanto infamanti. Invece è accaduto l’inverosimile: mi sono trovato con una proroga dopo l’altra. Questo mi fa pensare che si trattava in realtà di un bluff, un processo dove non c’era alcuna prova, e dove le indagini sono cominciate il giorno stesso dell’arresto.
C’è un problema di strapotere della magistratura in Italia?
C’è un rapporto complicato tra la politica e la magistratura, in cui quest’ultima ha potuto esercitare un abuso di potere tale da diventare talvolta eversiva nei confronti della politica stessa. Io sono stato eletto con il 60 % dei consensi dagli elettori abruzzesi, possibile che una forzatura di un solo magistrato abbia annullato quel risultato?
Come esce da questa esperienza?
E’ stato un incubo durato 17 mesi, ho rimesso in discussione una intera vita, cinque anni di commissione antimafia, venti anni di sindacato, quindici di politica attiva, una vita di cui sono sempre stato fiero... Tutto sembrava svanito all’improvviso, senza capire il perché. Ma da subito c’è stato qualcuno che non ha creduto alla versione raccontata dal mio accusatore Angelini.
Perché la Procura gli ha creduto?
E’ a sua volta indagato, Angelini, ma il gip ha ritenuto che la sua testimonianza fosse ben più importante della verità oggettiva e della mia libertà di persona onesta. Peccato non abbiano voluto valutare meglio il rapporto dei Carabinieri, settanta pagine che indicavano gli illeciti di Angelini.
Lei al mondo delle cliniche non piace troppo...
Stavamo tagliando in modo serio le spese sanitarie prodotte dalle cliniche private, come d’altronde chiedeva la finanziaria dello Stato.
E la gente, come ha reagito?
Dopo lo smarrimento iniziale ho capito di poter contare su un grande numero di simpatizzanti, di persone che mi davano fiducia. Oggi la cosa si è trasformata in un imbarazzante abbraccio corale, su Facebook 1250 ’amici’ hanno iniziato a scrivermi a qualsiasi ora del giorno. Non posso rispondere a tutti, li ringrazio da qui.
Proprio il suo partito, il Pd, le ha invece voltato le spalle.
Nel Pd c’è una cultura garantista a metà: chi appartiene alla cultura cattolica, viene difeso dalla parte cattolica. Chi proviene dalla cultura diessina, viene difeso dagli ex Ds. Chi è senza patria, come un socialista, non trova difensori. Mi ha amareggiato moltissimo constatarlo, ma il Pd nell’arco di una notte è del tutto scomparso, e da allora, malgrado le mie ragioni vengano riconosciute ormai dalla stessa Procura, mi hanno epurato da tutto.
Anche se è tra i 45 fondatori...
Sì. Adesso scrivono che i fondatori sono stati 44.
D’Alema ha detto di non avere nulla da dichiarare, su di lei. Di non essere né un procuratore né un avvocato.
Quando in Puglia hanno indagato gli amici di D’Alema, invece, è diventato insieme procuratore e avvocato.
Lei era amico di Walter Veltroni. Immagino lo abbia deluso più degli altri.
Avevo preso un abbaglio. Pensavo fosse un leader politico, invece si è dimostrato solo il capo dei vili. Ci siamo incrociati due volte, per le vie di Roma.
Cosa vi siete detti?
Abbiamo cambiato strada tutti e due. Lui per la vergogna. Io, per la vergogna che provava lui.
E adesso com’è il suo rapporto con la politica?
Amo la politica e sonno talmente orgoglioso di quel che ho fatto nella mia attività che non lascerò certo deciderne le sorti a quel tale Angelini che ha fatto sparire 100 milioni di euro dai bilanci della sua clinica. Non sarà né lui né una Procura a dire quando deve finire la mia storia politica.
Lei vota in Abruzzo. Ma chi voterebbe nel Lazio?
Emma Bonino. E voterei volentieri per Vendola, in Puglia.
Le sue ragioni oggi vengono riconosciute, torna a guardare alla vita con ottimismo?
Non ho mai letto tanto come dal 14 luglio 2008 ad oggi, non ho mai dipinto tanto come dal 14 luglio 2008 ad oggi. Quando mi hanno arrestato, me lo sono detto subito. Lo dovevo a me e alla mia famiglia: non dovevo mai smettere di lottare per affermare la verità.
L'articolo su “l'Opinione”
mercoledì 13 gennaio 2010
Le parole di Del Turco a "l'Opinione"
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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)