In ragione di questo, ricevo inutili e indesiderate comunicazioni: le e-mail della presidentessa dell’Ordine della Lombardia, spamming commerciale, una noiosa agenzia di stampa dei giornalisti.
Ed è quest’ultima che oggi mi ha gettato (poco a dire il vero, vista la mia opinione sulla categoria) nello sconforto.
La rivista telematica di giornalismo e comunicazione “Agenda del giornalista informa” pubblica oggi un suo inattualissimo lancio dal titolo Travaglio-Previti, condanna annullata in appello.
Scrive, l* sventurat* “giornalista”:
…La Corte d’appello di Roma ha annullato la condanna inflitta dal Tribunale al cronista torinese lo scorso anno. Il secondo round se lo aggiudica, così, il collaboratore di Michele Santoro ad “Annozero”, dopo che in primo grado era stato condannato alla pena detentiva di otto mesi per aver diffamato il braccio destro di Berlusconi in un articolo comparso sull'Espresso il 3 ottobre del 2002. Per quell'articolo era stata condannata a cinque mesi di carcere anche il direttore del settimanale, Daniela Hamaui. Anche per lei la corte d'Appello ha cancellato la pena. L'articolo incriminato, per cui Previti aveva denunciato i due giornalisti, riguardava i rapporti tra Forza Italia e la mafia. Dopo l’appello, della condanna di primo grado restano una multa di mille euro per Travaglio e di 800 per Daniela Hamaui.
Se la Corte d’Appello di Roma avesse “annullato” la condanna, avrebbe dichiarato l’innocenza di Travaglio e della Hamaui, quindi il non doversi pronunciare alcuna condanna e li avrebbe lasciati liberi da ogni conseguenza della loro condotta.
Invece la condanna di Travaglio e della Hamaui è stata confermata: ciò che i due rei hanno ottenuto è una riduzione della pena, commutata dalla detenzione in una multa, uno sconto.
Ma, dovendo essi comunque pagare una multa, ciò significa che sono stati riconosciuti colpevoli del delitto di diffamazione a mezzo stampa.
Invece la condanna di Travaglio e della Hamaui è stata confermata: ciò che i due rei hanno ottenuto è una riduzione della pena, commutata dalla detenzione in una multa, uno sconto.
Ma, dovendo essi comunque pagare una multa, ciò significa che sono stati riconosciuti colpevoli del delitto di diffamazione a mezzo stampa.
Questo non è giornalismo, questa è falsificazione dei fatti, frutto di grave ignoranza (improbabile, visto che queste norme del codice penale dovrebbero essere ben note ai giornalisti) o della deliberata volontà di coprire un proprio simile, di contribuire a diffondere una vulgata mendace, a disinformare. Se questi sono giornalisti, io sono un olimpico di salto in alto.
In realtà travaglio ha perso due volte. la prima perchè si è vista confermare la condanna (chissenefotte dello sconto di pena, è il principio che conta), la seconda perchè ha ottenuto uno sconto di pena da una corte di Appello il giorno dopo aver criticato le Corti d'Appello per l'eccessiva concessione di sconti di pena.
RispondiEliminaIn ogni caso questo modo di dare la notizia (utilizzato da una miriade di organi di stampa), scrivendo, col pretesto della riduzione della pena, che è stata "annullata" una sentenza di condanna quando in realtà è stata confermata, è tipico di una stampa di regime, fascista o sovietica, è lo stesso.
E' destinato ad un pubblico di lettori irregimentato.
Io personalmente poi, ho avuto la fortuna di poter prendere sonoramente per il culo travaglio su questo argomento, a tu per tu, in una serie di botta e risposta sul suo blog "voglioscendere", che sono riportati tutti nel mio blog, di cui fornisco il link.
Cordialità.