All’improvviso l’immagine spariva per essere sostituita da un insuperabile annuncio “non optimum mode, recommended mode 1280x1024 60hz”, e da lì non schiodava più.
Potevi spegnere e riaccendere il PC quanto volevi, ma non cambiava nulla.
All’inizio, a dire il vero, il fenomeno era abbastanza casuale: bastava aspettare un po’, smanettare con windows, e tutto tornava a posto, tanto da convincermi che il problema fosse il sistema operativo oppure la scheda video.
Ma alla fine era diventato un incubo che si ripeteva in maniera ossessiva.
E il peggio era che il monitor non era mica mio, ma d’una amica che distingue a malapena un computer da un tostapane, e che ogni volta scoppiava in lacrimevoli appelli.
Insomma, un dramma senza fine.
Preso da disperazione, ho portato persino il PC ai ragazzi della mia Information Technology, per i quali però il cornuto era sano come un pesce.
Allora, solo allora, mi sono arreso: il fetente era proprio il monitor, animato da una volontà malvagia che aveva deciso di rovinare i miei giorni.
Così ho portato il mio monitor all’amica (tanto uso un portatile) e scaraventato il suo in cantina, in attesa di conferirlo alla ricicleria per essere fatto a pezzettini così da recuperare plastiche e metalli.
Poi l’illuminazione, mi sono messo a dare un’occhiata su Google e ho fatto la scoperta: questo problema, il monitor che impazzisce e va in “non optimum mode” sembra essere una caratteristica di un’intera generazione di monitor Samsung: le famiglie 7xx e9xx di alcuni anni fa.
Per motivi ignoti, col passare del tempo c’è qualcosa che si degrada nella componentistica, e probabilmente ciò si unisce a una progettazione non molto accurata, giacché secondo alcuni articoli trovati su internet il segnale sui pin di un microprocessore sembra avere un voltaggio ben inferiore ai 5 volt nominali dell’elettronica digitale.
Ed ecco la soluzione: anziché far fare un volo al monitor nel container dell’AMSA per i rifiuti elettronici, sembrava sufficiente saldare tra i pin 5 e 6 del microprocessore incriminato (Novatek NT68F63LG) una insignificante resistenza da 47-50 ohm, 1/4 o 1/2 watt.
Sembrava troppo semplice, ma in cantina, oltre al fetentissimo monitor, avevo anche un po’ di vecchi saldatori, di quelli che usavo quando giovincello mi dilettavo di elettronica. Certo, le loro punte non erano esattamente così sottili quanto le piedinature dei moderni circuiti integrati richiederebbero, ma ricordavo che lo stagno ha la tendenza a “fare la goccia” senza allargarsi troppo, così ho deciso di provare.
Come per tutti i prodotti montati da macchine, lo smontaggio è stata forse la parte più difficile, tra viti e incastri, dopo di che la mother board era esattamente come le foto su internet mostravano.
Ho preso la mia bella resistenza (10 centesimi di euro nel negozio di componenti elettronici), ho accorciato un poco i suoi reofori e poi con l’aiuto di una mano che teneva la bestiolina (che sennò col cavolo che riesci a saldarla), sono andato giù di stagno e saldatore.
Il risultato è questo:
Oggettivamente, come saldatura fa davvero schifo, del resto saranno 25 anni che non prendevo in mano un saldatore, in compenso sono oramai un paio di settimane che il monitor va ininterrottamente per più e più ore senza lamentarsi.
In definitiva, con dieci centesimi e un po’ di stagno ho evitato di creare un rifiuto elettronico e fatto risparmiare alla mia amica almeno un centinaio di euro per un monitor nuovo.
Ingredienti necessari:
- 1 monitor samsung 710 oppure 713 oppure 913
- 1 cacciavite a stella
- 1 resistenza da 47 ohm (quelle da 50 ohm sembra non si trovino)
- 1 saldatore 40 watt
- 1 pezzo di stagno per elettronica.
Questi sono gli articoli (in inglese e spagnolo) ai quali devo la salvezza del monitor;
Nossa!!! Leggere il tuo post mi ha fatto tornare indietro agli anni '70, quando mi dilettavo a costruire ricetrasmettitori con 2 o 3 transitor su piastrine forate. (Funzionava solo uno su tre)
RispondiEliminaOggi fanno circuiti grandi come l'unghia del mio migliolo che contengono milioni di transistor, ma alla fine devi sempre ricorrere alla resistenza o al condensatore di emergenza, per risolvere problemi che super-tenco-fantascientifici-ingegneri non sono riusciti a risolvere dopo anni di ricerche e spendendo milioni.
Un pizzico di nostalgia, di tanto in tanto, ringiovanisce il vecchio muscolo cardiaco, dandogli qualche anno di vita in più.
Giancarlo
ilmosta.blogspot.com