domenica 22 agosto 2010

"...i vescovi della Cei, però, è meglio che stiano buoni": Facci dà sempre delle belle soddisfazioni.

Un rom che abbia la cittadinanza italiana non si può accompagnarlo alla frontiera: perché è un italiano, non un rom. Neppure se compie un reato si può espellerlo: e meno male, perché saremmo al nazismo.

Quella che vorrebbe fare il ministro Maroni, in futuro, è un'altra cosa: espellere dall'Italia i rom e i sinti comunitari - ma privi della cittadinanza italiana - che non rispondano ai requisiti che la stessa Comunità europea prevede affinché un paese li ospiti: cioè reddito minimo, non essere a carico dello Stato e avere una dimora riconoscibile, più altre cosette. 


Sono giusti questi requisiti?
In teoria no, perché un tizio, in un mondo perfetto, dovrebbe poter vivere come vuole, dove vuole e campando d'aria, se crede.
Di recente è stato scoperto che il mondo non è perfetto, i requisiti perciò sono in vigore.
Peccato che contrastino con un'altra regola sempre della Ue: i cittadini comunitari, dice, hanno libertà di movimento e di insediamento. Perciò si litiga.

I vescovi della Cei, però, è meglio che stiano buoni: ieri, a Radio Vaticana, hanno detto che «il governo non può decidere autonomamente quando c'è una politica europea che stabilisce dei diritti». Vada a rivedersi, la Cei, gli orientamenti della politica europea anche in tema di biotestamento, patti di convivenza tra gay e altre cosucce che le sono care. Che facciamo, applichiamo?

2 commenti:

mi raccomando: comportati bene, o sono bastonate!
(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)