Quella che vorrebbe fare il ministro Maroni, in futuro, è un'altra cosa: espellere dall'Italia i rom e i sinti comunitari - ma privi della cittadinanza italiana - che non rispondano ai requisiti che la stessa Comunità europea prevede affinché un paese li ospiti: cioè reddito minimo, non essere a carico dello Stato e avere una dimora riconoscibile, più altre cosette.
Sono giusti questi requisiti?
Sono giusti questi requisiti?
In teoria no, perché un tizio, in un mondo perfetto, dovrebbe poter vivere come vuole, dove vuole e campando d'aria, se crede.
Di recente è stato scoperto che il mondo non è perfetto, i requisiti perciò sono in vigore.
Peccato che contrastino con un'altra regola sempre della Ue: i cittadini comunitari, dice, hanno libertà di movimento e di insediamento. Perciò si litiga.
Di recente è stato scoperto che il mondo non è perfetto, i requisiti perciò sono in vigore.
Peccato che contrastino con un'altra regola sempre della Ue: i cittadini comunitari, dice, hanno libertà di movimento e di insediamento. Perciò si litiga.
I vescovi della Cei, però, è meglio che stiano buoni: ieri, a Radio Vaticana, hanno detto che «il governo non può decidere autonomamente quando c'è una politica europea che stabilisce dei diritti». Vada a rivedersi, la Cei, gli orientamenti della politica europea anche in tema di biotestamento, patti di convivenza tra gay e altre cosucce che le sono care. Che facciamo, applichiamo?