È successa una cosa tremenda: una povera ragazza uccisa da un uomo che non accettava la sua libertà di scegliere. È una cosa tremenda, ma solo in Italia siamo sessanta milioni di persone: ogni giorno accadono miliardi di eventi legati a queste sessanta milioni di persone, molti insignificanti, molti piacevoli, alcuni incommensurabilmente belli, altri incommensurabilmente brutti. Purtroppo la dura legge della comunicazione fa sì che solo questi ultimi diventino notizie.
E allora, a ogni notizia, qualcuno che chiede pene più dure, “sconti” alle regole, più galera e più durezza, in una spirale senza fine verso un diritto penale sempre meno civile, sempre più minaccioso, verso una società sempre più violenta.
E non si capisce che mentre il male fa da sempre parte della società umana, un diritto penale con elementi di civiltà, una società che non fa del terrore giudiziario il proprio strumento sono le conquiste di questi ultimi due secoli, e che queste conquiste sono legate, intimamente, a tutto il resto, garanzie civili e sociali comprese, perché quando le manette dilagano, la cultura delle manette pervade tutto e risolve tutto, dai crimini veri e propri al disagio sociale.
La retorica della sicurezza ci ridurrà come gli Stati Uniti, che hanno una popolazione carceraria 42 volte quella italiana, a fronte di una popolazione generale che è 6,3 volte quella italiana; soprattutto ci educherà alla violenza peggiore, quella delle leggi, quella praticata dalla collettività.
Quelli che vogliono “la giusta pena” per Caino faranno finire in manette lo stesso Abele.
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mi raccomando: comportati bene, o sono bastonate!
(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)