È successa una cosa tremenda: una povera ragazza uccisa da un uomo che non accettava la sua libertà di scegliere. È una cosa tremenda, ma solo in Italia siamo sessanta milioni di persone: ogni giorno accadono miliardi di eventi legati a queste sessanta milioni di persone, molti insignificanti, molti piacevoli, alcuni incommensurabilmente belli, altri incommensurabilmente brutti. Purtroppo la dura legge della comunicazione fa sì che solo questi ultimi diventino notizie.
E allora, a ogni notizia, qualcuno che chiede pene più dure, “sconti” alle regole, più galera e più durezza, in una spirale senza fine verso un diritto penale sempre meno civile, sempre più minaccioso, verso una società sempre più violenta.
E non si capisce che mentre il male fa da sempre parte della società umana, un diritto penale con elementi di civiltà, una società che non fa del terrore giudiziario il proprio strumento sono le conquiste di questi ultimi due secoli, e che queste conquiste sono legate, intimamente, a tutto il resto, garanzie civili e sociali comprese, perché quando le manette dilagano, la cultura delle manette pervade tutto e risolve tutto, dai crimini veri e propri al disagio sociale.
La retorica della sicurezza ci ridurrà come gli Stati Uniti, che hanno una popolazione carceraria 42 volte quella italiana, a fronte di una popolazione generale che è 6,3 volte quella italiana; soprattutto ci educherà alla violenza peggiore, quella delle leggi, quella praticata dalla collettività.
Quelli che vogliono “la giusta pena” per Caino faranno finire in manette lo stesso Abele.
martedì 31 maggio 2016
giovedì 26 maggio 2016
Il Manifesto e il click baiting dei “puri” su una storia di cronaca nera.
È accaduto a Parma: a margine di una banale storia di affitti non pagati in una situazione che definiremmo con borghese distacco “di degrado”, un commando di sei persone (due nostri connazionali e quattro immigrati che facevano da manovalanza) s’è introdotto in un’abitazione e ha picchiato il povero Mohamed Habassi fino a provocarne la morte, con ogni genere di sevizia e crudeltà.
Il Manifesto http://ilmanifesto.info/squadroni-della-morte-a-parma/ ci ha fatto un articolo (giusto, per questo ci stanno i giornali) con un titolo da pugno nello stomaco: “Squadroni della morte a Parma” e un articolo che cerca di far lievitare i sensi di colpa per un caso che non è diventato “un caso” giornalistico come altri, con passaggi epici quali «Non siamo nel Cile di Pinochet o nell’Argentina di Videla, neppure nell’Egitto del generale al Sisi. Bensì, più modestamente, a Basilicagoiano, frazione di Montechiarugolo, a pochi chilometri dalla civilissima Parma…».
Ebbene, davanti a quel titolo, di primo acchito sono rimasto colpito pure io: pensavo si trattasse di un raid neofascista o cose del genere, e pure io sono andato a leggere, vittima di mero, sporco, “click baiting” del giornale comunista, che come un Libero o un Giornale qualunque s’è messo a fare i titoli a effetto per attirare l’attenzione…
A me il titolo del “manifesto” pare più volgare della pubblicità di un film porno appesa in canonica, una roba squallida, tagliata sui lettori di quel giornale per scaldarne i pregiudizi.
Questa invece è una ordinaria storia di degrado, per niente originale. È una storia di degrado, meno “sexy” di quella di due ragazzi di buona famiglia che decidono di squartare un poveretto… e meno inquietante di quella di una signora uccisa con un ombrello in metropolitana, cosa che fa pensare “poteva succedere a me”… Non sto dicendo che è giusto, ma che è nelle meccaniche della comunicazione.
Se i “cattivi” fossero stati TUTTI romeni (qui erano 4/6, eh, anche se in ruoli oggettivamente subordinati…) la notizia avrebbe avuto più risalto? Forse, ma non ne sono sicuro.
Guardiamoci in faccia: è una di quelle storie che fa sbadigliare lo spettatore, è agghiacciante dirlo, ma è così. Nessun pensionato seviziato, nessun padre di famiglia che lascia tre orfani. Solo gente ai margini, quella gente per cui il lettore “perbene” pensa «si sono ammazzati “tra di loro”».
Tra gli effetti collaterali del profluvio di emozioni che ogni giorno ci annegano c’è il fatto che il target diventa cinico, si fa la corazza e pensa «non ne voglio più sapere».
I media lo sanno, e aggiungono sempre più glutammato alla minestra che ci rifilano, solo che, così, i gusti “naturali” (come questo) diventano sciapi, insignificanti… e spariscono dal menu.
Il Manifesto http://ilmanifesto.info/squadroni-della-morte-a-parma/ ci ha fatto un articolo (giusto, per questo ci stanno i giornali) con un titolo da pugno nello stomaco: “Squadroni della morte a Parma” e un articolo che cerca di far lievitare i sensi di colpa per un caso che non è diventato “un caso” giornalistico come altri, con passaggi epici quali «Non siamo nel Cile di Pinochet o nell’Argentina di Videla, neppure nell’Egitto del generale al Sisi. Bensì, più modestamente, a Basilicagoiano, frazione di Montechiarugolo, a pochi chilometri dalla civilissima Parma…».
Ebbene, davanti a quel titolo, di primo acchito sono rimasto colpito pure io: pensavo si trattasse di un raid neofascista o cose del genere, e pure io sono andato a leggere, vittima di mero, sporco, “click baiting” del giornale comunista, che come un Libero o un Giornale qualunque s’è messo a fare i titoli a effetto per attirare l’attenzione…
A me il titolo del “manifesto” pare più volgare della pubblicità di un film porno appesa in canonica, una roba squallida, tagliata sui lettori di quel giornale per scaldarne i pregiudizi.
Questa invece è una ordinaria storia di degrado, per niente originale. È una storia di degrado, meno “sexy” di quella di due ragazzi di buona famiglia che decidono di squartare un poveretto… e meno inquietante di quella di una signora uccisa con un ombrello in metropolitana, cosa che fa pensare “poteva succedere a me”… Non sto dicendo che è giusto, ma che è nelle meccaniche della comunicazione.
Se i “cattivi” fossero stati TUTTI romeni (qui erano 4/6, eh, anche se in ruoli oggettivamente subordinati…) la notizia avrebbe avuto più risalto? Forse, ma non ne sono sicuro.
Guardiamoci in faccia: è una di quelle storie che fa sbadigliare lo spettatore, è agghiacciante dirlo, ma è così. Nessun pensionato seviziato, nessun padre di famiglia che lascia tre orfani. Solo gente ai margini, quella gente per cui il lettore “perbene” pensa «si sono ammazzati “tra di loro”».
Tra gli effetti collaterali del profluvio di emozioni che ogni giorno ci annegano c’è il fatto che il target diventa cinico, si fa la corazza e pensa «non ne voglio più sapere».
I media lo sanno, e aggiungono sempre più glutammato alla minestra che ci rifilano, solo che, così, i gusti “naturali” (come questo) diventano sciapi, insignificanti… e spariscono dal menu.
mercoledì 25 maggio 2016
Hillary Clinton: cornuta e mazziata
Mi pareva di ricordare che persino in guerra ci fossero dei limiti morali a ciò che si può fare, in campagna elettorale evidentemente no: la scelta dei campaigner di Donald Trump di usare le scopate di Bill Clinton per infangare la cornuta Hillary è l’ultima frontiera del maschilismo eh, ma forse non gliene frega più niente a nessuno.
(da noi avremmo un caso solo apparentemente simile: la signora Mussolini col marito pedofilo e puttaniere, con una sottile differenza, e cioè che non sono sicuro che la signora Rodham Clinton faccia la paladina della famiglia tradizionale contro ogni immoralità eccetera, è solo una moglie tradita da un marito farfallone, che comunque va con persone adulte e consenzienti)
su Slate.com
(da noi avremmo un caso solo apparentemente simile: la signora Mussolini col marito pedofilo e puttaniere, con una sottile differenza, e cioè che non sono sicuro che la signora Rodham Clinton faccia la paladina della famiglia tradizionale contro ogni immoralità eccetera, è solo una moglie tradita da un marito farfallone, che comunque va con persone adulte e consenzienti)
su Slate.com
giovedì 19 maggio 2016
Un addio a Marco Pannella
Come qualcuno ha scritto «c’è un’età in cui si partecipa ai battesimi, una per i matrimoni e una per i funerali».
Questo 2016, dopo che la generazione cui appartengo ha fatto il possibile per risparmiarmi matrimoni e battesimi, si sta dimostrando prodigo di funerali.
Il fatto è che, naturalmente, avviandomi io verso il mezzo secolo, è sempre più vicina la data di scadenza per la generazione che mi ha preceduto, e che è stata protagonista dei miei “primi cinquant’anni”. E Marco Pannella ne ha fatto parte.
La bellezza della politica, il donarsi, la retorica, la violenza della verità sbattuta in faccia, il mettere tutto in gioco: come l’ha fatto lui nessun altro.
Quando un paese straziato dal terrorismo sceglieva di rinunciare alla propria civiltà giuridica, lui ha candidato Toni Negri, una bestemmia che ho capito solo molti anni dopo.
Poi sarebbe stato il turno di Enzo Tortora, quell’Enzo Tortora che fu tradito da noi liberali del PLI.
Poi -di follia in follia- fu la volta di Cicciolina, e ricordo ancora le parole di Pannella a un congresso trasmesso da Radio Radicale: «forse non dovevo candidarla perché fa la prostituta?» tutta la dignità civile e politica di ogni essere umano in una sola impronunciabile parola.
Ha fatto anche tante grandiose, imperdonabili cazzate.
Le ho fatte pure io, ma questo non fa di me Marco Pannella.
Gli devo libertà e una società più laica, credo che glieli dobbiamo tutti.
Gli avremmo dovuto anche un seggio da Senatore a vita: sarebbe stato il giusto epilogo di una vita consumata per la libertà. Una lunga teoria di pusillanimi paludati da presidenti della repubblica gli ha preferito altra gente non all’altezza del lustro che quel magnifico bestemmiatore delle ipocrisie della politica avrebbe saputo dare a Palazzo Madama.
Vabbe’, comunque grazie.
Questo 2016, dopo che la generazione cui appartengo ha fatto il possibile per risparmiarmi matrimoni e battesimi, si sta dimostrando prodigo di funerali.
Il fatto è che, naturalmente, avviandomi io verso il mezzo secolo, è sempre più vicina la data di scadenza per la generazione che mi ha preceduto, e che è stata protagonista dei miei “primi cinquant’anni”. E Marco Pannella ne ha fatto parte.
La bellezza della politica, il donarsi, la retorica, la violenza della verità sbattuta in faccia, il mettere tutto in gioco: come l’ha fatto lui nessun altro.
Quando un paese straziato dal terrorismo sceglieva di rinunciare alla propria civiltà giuridica, lui ha candidato Toni Negri, una bestemmia che ho capito solo molti anni dopo.
Poi sarebbe stato il turno di Enzo Tortora, quell’Enzo Tortora che fu tradito da noi liberali del PLI.
Poi -di follia in follia- fu la volta di Cicciolina, e ricordo ancora le parole di Pannella a un congresso trasmesso da Radio Radicale: «forse non dovevo candidarla perché fa la prostituta?» tutta la dignità civile e politica di ogni essere umano in una sola impronunciabile parola.
Ha fatto anche tante grandiose, imperdonabili cazzate.
Le ho fatte pure io, ma questo non fa di me Marco Pannella.
Gli devo libertà e una società più laica, credo che glieli dobbiamo tutti.
Gli avremmo dovuto anche un seggio da Senatore a vita: sarebbe stato il giusto epilogo di una vita consumata per la libertà. Una lunga teoria di pusillanimi paludati da presidenti della repubblica gli ha preferito altra gente non all’altezza del lustro che quel magnifico bestemmiatore delle ipocrisie della politica avrebbe saputo dare a Palazzo Madama.
Vabbe’, comunque grazie.
venerdì 13 maggio 2016
Unioni civili, rispetto per la legge e sindaci cialtroni
Dunque, non ha fatto in tempo ad asciugarsi l’inchiostro della notizia dell’approvazione della legge sulle unioni civili che già s’odono le voci di sindaci difensori della famiglia tradizionale che dichiarano la propria indisponibilità a celebrare il rito.
Chiaramente, non è una cosa seria: stanno solo facendo le Giovanna d'Arco pronte al rogo... con il solito culo degli altri.
Basta chiedersi quanti matrimoni celebra DAVVERO un sindaco, quante volte abbiamo visto il sindaco dietro il tavolo con la fascia, per capire che in realtà il compito è solo formalmente svolto dal capo dell’amministrazione locale e che i matrimoni da lui celebrati sono pochissimi, giusto quelli di amici e colleghi di partito.
Tutti i giorni invece i matrimoni sono celebrati a turno da assessori e consiglieri comunali, e nulla impedisce che un qualunque pubblico ufficiale indossi validamente la fascia tricolore su delega del sindaco.
Ed ecco quindi che l’ennesima buffonata si consuma: i sindaci urlano “io non celebro!” per appagare il popolino… lasceranno che a certificare di fronte alla legge l’avvenuta unione sia qualcun altro più intelligente.
Cialtroni.
Chiaramente, non è una cosa seria: stanno solo facendo le Giovanna d'Arco pronte al rogo... con il solito culo degli altri.
Basta chiedersi quanti matrimoni celebra DAVVERO un sindaco, quante volte abbiamo visto il sindaco dietro il tavolo con la fascia, per capire che in realtà il compito è solo formalmente svolto dal capo dell’amministrazione locale e che i matrimoni da lui celebrati sono pochissimi, giusto quelli di amici e colleghi di partito.
Tutti i giorni invece i matrimoni sono celebrati a turno da assessori e consiglieri comunali, e nulla impedisce che un qualunque pubblico ufficiale indossi validamente la fascia tricolore su delega del sindaco.
Ed ecco quindi che l’ennesima buffonata si consuma: i sindaci urlano “io non celebro!” per appagare il popolino… lasceranno che a certificare di fronte alla legge l’avvenuta unione sia qualcun altro più intelligente.
Cialtroni.
giovedì 12 maggio 2016
Don Inzoli e l'improvvisa scoperta della discrezione del Corriere della Sera
Il Corriere della Sera annuncia che un parroco qualunque risarcirà cinque vittime di suoi atti pedofili...
Mi sovvengono due massime:
una attribuita a Voltaire "Per capire chi ti comanda basta vedere chi non potete criticare"
un'altra di Leo Longanesi "Non è la libertà che manca; mancano gli uomini liberi"
Al Corriere, che per anni ha fatto gara con altri rivenditori di carta da cesso nel pubblicare le cose più indiscrete sulla vita privata del prossimo, improvvisamente hanno scoperto la discrezione, chissà come mai, chissà chi è questo parroco "qualunque", chissà che ruoli ha avuto, chissà quanti dei suoi colleghi di fraternità sciamano nella redazione del giornalone...
Vi aiuto io: si tratta di don Mauro Inzoli, già uomo chiave di Comunione e Liberazione, al centro da anni di una brutta storia di pedofilia, per tutto il resto c'è Google.
Mi sovvengono due massime:
una attribuita a Voltaire "Per capire chi ti comanda basta vedere chi non potete criticare"
un'altra di Leo Longanesi "Non è la libertà che manca; mancano gli uomini liberi"
Al Corriere, che per anni ha fatto gara con altri rivenditori di carta da cesso nel pubblicare le cose più indiscrete sulla vita privata del prossimo, improvvisamente hanno scoperto la discrezione, chissà come mai, chissà chi è questo parroco "qualunque", chissà che ruoli ha avuto, chissà quanti dei suoi colleghi di fraternità sciamano nella redazione del giornalone...
Vi aiuto io: si tratta di don Mauro Inzoli, già uomo chiave di Comunione e Liberazione, al centro da anni di una brutta storia di pedofilia, per tutto il resto c'è Google.
mercoledì 11 maggio 2016
Unioni Civili: si può ringraziare persino Matteo Renzi
Io ero e resto contrario a questa legge.
Perché ero e resto convinto che l’unica cosa da farsi fosse togliere ogni riferimento al sesso dei coniugi nel Codice Civile e tenersi un istituto unico uguale per tutti: il matrimonio CIVILE.
Però poco è meglio di niente.
E di quel poco devo riconoscere il merito a un cattolico, con un solo matrimonio, figli ed esercizi spirituali con la moglie, che per il resto della sua azione politica non mi pare abbia ottenuto tantissimo, ma che almeno per questa parte ha portato l’Italia se non nel XXI secolo, almeno alla fine del ventesimo.
Perché ero e resto convinto che l’unica cosa da farsi fosse togliere ogni riferimento al sesso dei coniugi nel Codice Civile e tenersi un istituto unico uguale per tutti: il matrimonio CIVILE.
Però poco è meglio di niente.
E di quel poco devo riconoscere il merito a un cattolico, con un solo matrimonio, figli ed esercizi spirituali con la moglie, che per il resto della sua azione politica non mi pare abbia ottenuto tantissimo, ma che almeno per questa parte ha portato l’Italia se non nel XXI secolo, almeno alla fine del ventesimo.
Insomma, un "piccolo" grazie a Matteo Renzi credo questa volta lo si possa dire, io almeno glielo dico.