Mi si accusa di superficialità. Può essere.
Però sono anni che ripeto le stesse cose, sulle radiose giornate di mani pulite presupposto indefettibile della scomparsa dei partiti democratici della prima Repubblica e della necessità di un nuovo blocco moderato cui ha dato risposta Silvio Berlusconi, sulla legittimazione politica di questo, sulla sistematica e pericolosa illusione di liberarsene come fatto con i partiti della prima Repubblica, ossia al di fuori del confronto elettorale.
Evidentemente non sono letto con attenzione, oppure la mia illusione di scrivere in un buon italiano è, appunto, un’illusione.
Conosco benissimo “su che humus si è sviluppato il berlusconismo”: la risposta dei moderati a un colpo di Stato.
Dal mattino alla sera milioni di italiani si sono trovati di fronte alla prospettiva di essere governati da gente che, per buona ragione, ha sempre rappresentato una minoranza di questo Paese, e hanno scelto di conseguenza.
Dopo di che Silvio Berlusconi è diventato il “cavaliere nero” il 24 novembre 1993, e, da lì in poi, la cosa più gentile che s’è detta di lui è stata che fosse un mafioso.
Berlusconi non aveva fatto in tempo a scendere in politica, che già si diffondeva la notizia secondo cui i PM sequestravano le liste degli aderenti a Forza Italia, con l’evidente scopo di terrorizzare cittadini inermi, che si affacciavano sicuramente ingenui ma legittimamente alla politica.
Diversi anni fa, Tiziana Maiolo usava questa metafora: “Silvio Berlusconi mi ricorda quella ragazza che viene violentata dal fidanzato. Il quale poi le spiega che non la sposa perché non è più vergine. Prima lo hanno aggredito come mai (neppure ad Andreotti, che comunque ha potuto governare qualche decennio) è capitato a un leader nel nostro paese. Poi, mentre ancora i pugni atterrano sul suo naso, gli dicono che non è più integro e che deve farsi da parte, che non deve alzare la voce.”
Altro che “Berlusconi, che ha approfittato della situazione, alimentando lo scontro frontale tra gli schieramenti”.
Il caso ha voluto che Berlusconi avesse i mezzi per difendersi, e che sia stato scelto proprio per questo, diversamente assieme a lui a soccombere si sarebbero trovati i suoi elettori.
Nella furia di negare legittimità all’avversario, gli è contestato persino il diritto di scegliere il nome del proprio partito scrivendo che “ha volutamente usato il gergo calcistico per parlare del suo ingresso in politica”. E qui secondo il mio modesto avviso, e la mia esperienza sta la cartina al tornasole del criterio usato.
“Forza Italia” era un partito moderato d’ispirazione borghese il cui messaggio era appunto la chiamata all’azione ai cittadini che volevano difendere “un certo tipo” di idea di Paese, occidentale, “in qualche modo liberale” (ho già scritto molte volte su ciò che penso del significato del termine per SB), non ideologicamente orientato, idoneo a riunire sotto lo stesso tricolore milioni di elettori provenienti dalle esperienze più diverse.
Se avessi dovuto immaginarmi io il nome d’un nuovo partito, avrei fatto, come molti altri in quel periodo, la solita operazione di recupero di “luoghi comuni” della nomenclatura delle organizzazioni politiche: “partito dell’unione dell’alleanza riformatrice democratica liberalsocialista eccetera italiano”. Non è un caso che io sia io, e SB sia SB: lui ha dato a un progetto nuovo un nome nuovo, “Forza Italia”, in questo dimostrando ancora una volta la sua capacità di essere un comunicatore a tutto tondo. Il nome e la strategia di comunicazione erano coerenti con le premesse, e, per me, più che legittime, che poi a qualcuno dia fastidio il fatto che il prossimo sia capace di idee più brillanti delle proprie, lascia il tempo che trova.
Nella furia di negarne l’umanità, oggi assistiamo allo spettacolo di chi non esita a dire che in fondo l’aggressione se l’è cercata, come una ragazza che è giusto stuprare perché indossa la minigonna un po’ mignotta, come se non dovessimo invece tutti affermare che l’arena della politica e delle idee non dovrebbe consentire il ricorso alla violenza, come se il passaggio dalla polemica allo scontro fisico non ci avesse già regalato un passato abbastanza pesante.
Dopo sedici anni dispero, ma continuo con questo appello al buon senso, alla resa di fronte all’evidenza: così come c’era un solo modo virtuoso per liberarsi di Craxi e di Forlani, c’è un solo modo virtuoso per liberarsi di Silvio Berlusconi, attendere che gli italiani cambino idea come già hanno fatto alcune volte in questi sedici anni, e che lo facciano nel confronto trasparente tra opzioni politiche credibilmente alternative (e l’accozzaglia dall’UDC a Rifondazione non lo sarebbe).
Ogni scorciatoia, giudiziaria, elitaria o di piazza, ripeterà il dramma del ‘92, generando una nuova interminabile transizione.
Mi permetto di dissentire -fino a che è possibile- su tutta la linea.
RispondiEliminaIl gergo e i modi calcistico non si limita al nome del partito, sarebbe ben sciocco, ma al modo di proporre la politica, dall'inizio fino ad oggi e lo farà ancora. Io non ne contesto la legittimità, davvero ti trovo molto superficiale, dico che ha aiutato, e molto, nella degenerazione della politica.
E scusa, ma Forza Italia avrà avuto anche il proposito -come dici tu- di difendere “un certo tipo” di idea di Paese. Ma lo scopo vero era quello di bloccare la trasformazione dell'Italia in un paese civile. Ti ricordo che lo spettro del comunismo se n'era tornato nell'aldilà definitivamente qualche anno prima.
È vero, è un comunicatore. Di una scatola vuota, che ha portato l'Italia a quello che è oggi.
Io non cerco alcuna transizione violenta, e sono profondamente offesose me ne viene attribuito il pensiero.
Ma che il popolo italiano non sia fatto di cittadini ma di sudditi, da sempre, e che Berlusconi abbia approfittato della situazione e l'abbia fatta degenerare è -a mio parere- fuori questione. E lo ripeto da un bel po' di tempo anch'io. Ed era questo l'humus di cui parlavo. Non ho mai trovato nessuno che mi spiegasse perché non è vero.
(Mi scuso per l'eventuale poca chiarezza, ma non ho molto tempo).
Scusa, vorrei aggiungere una cosa.
RispondiEliminaNon ho sentito né letto una sola parola sul comportamento di La Russa non ricordo dove che urlava con la bava alla bocca "possono morire".
Da gente di questo tipo, e da gente che la sostiene senza dire nulla, io lezioni di civiltà non me ne faccio dare. Superiore? A La Russa, sicuro.
Scusa, e chiudo:
RispondiEliminaOvviamente evito (retoricamente) di parlare del continuo ed incessante uso di minacce e termini violenti che contraddistingue quella canale di scolo che è la lega nord. Dai cappi in parlamento (eh, sì, te li ricordi), passando da Mafioso di Arcore, ai leprotti di Gentilini e -ti ricordo- alle dichiarazioni esplicite e formali di cattiveria del Ministro degli Interni. O dei fucili pronti ad essere imbracciati. E hai voglia a riempire mostrobyte di esempi.
E non sono parole di qualche ubriaco del centro sociale busecca, ma di ministri, parlamentari, esponenti di primo piano.
Non una parola. Mai. Ma cosa vogliono? Un po' di autocritica potrebbero farla o no?
Thank you for shaaring this
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