Sapete che non apprezzo questo tipo di pubblicazioni, perché i cazzi degli altri mi annoiano.
Inoltre dimentico in fretta numeri, date, nomi, circostanze, e quindi non potrei raccontarli a terzi: insomma mi manca lo spunto per divertirmi.
Nondimeno, spero di aiutare Filippo Facci – che praticamente non conosco, avendolo incontrato una sola volta nella vita, e forse non ci siamo neppure presentati – a vendere almeno una copia in più del suo libro: Tonino Di Pietro rappresenta per me l’epifenomeno del tumore che sta corrodendo la mia Patria, il minimo che possa fare è aiutare a scoprire la “storia naturale della malattia”.
Il 13 ottobre sarà nelle librerie «Di Pietro, la storia vera» di Filippo Facci (Mondadori, 21 euro), una biografia decisamente non autorizzata che per 528 pagine scava in un passato che lo stesso Di Pietro tende misteriosamente a dissimulare: dai pascoli molisani all’emigrazione in Germania, dalla sorveglianza di armamenti della Nato a una laurea conseguita in soli trentadue mesi, dal ruolo di agente dell’anti-terrorismo a quello di viaggiatore in scenari da spionaggio internazionale, dalla stretta amicizia con una combriccola di potenti al suo averli passati per le manette uno per uno.
Poco è stato raccontato, in realtà, anche di un presente che il leader dell’Italia dei Valori lascia regolarmente nell’ombra: il familismo, il partito fondato sulla cieca obbedienza, l’incredibile disinvoltura nell’incassare e gestire il finanziamento pubblico, gli accordi sottobanco col «regime», lo spettacolare trasformismo, la doppiezza tra politica e impolitica.
Un viaggio che ripercorre anche gli anni di Mani pulite, quando Di Pietro apparve come l’uomo della provvidenza a più del novanta per cento degli italiani, e coincise con il cambio di stagione più devastante dal Dopoguerra.
Detto questo, eccovi il Preludio, una specie di introduzione che sta ovviamente all’inizio del libro, preceduta da un lungo esergo. E’ una cosa un po’ strana. Occhio che mancano le note, oppure troverete qua e là qualche numerino sperso. Con altre parti del libro avrò comunque ad ammorbarvi.
Continua a leggere (su Macchianera) “Di Pietro, la storia vera. 1″
Certo se il resto del libro è di un acorrettezza e obiettività pari al preludio c'è da divertirsi...
RispondiEliminaMa perché Facci dà sempre l'impressione che a muovere la sua penna siano il rancore e l'invidia?
RispondiEliminaPer altro, spero che Facci sia altrettanto indignato per come vengono trattati gli extracomunitari durante gli arresti, e non solo i manager o gli imprenditori.
Che dici, s'indignerà?
mi sa che facci sta scontando l'intervista ad annozero
RispondiEliminaLeppie se tu avessi letto Facci, domande così sciocche non le faresti.
RispondiEliminaCirca le sue ragioni, l'introduzione del suo libro le spiega, puoi trovarle in uno dei suoi post su macchianera