Deve essere stato uno spettacolo, ieri, la lite tra i due mostri sacri del giornalismo di sinistra.
Uno spettacolo che mi sono (come sempre) e mi sarei comunque perso giacché ho altre perversioni. eppure... eppure c'e un passaggio riportato dai giornali sul quale riflettere.
A un certo punto, Michele apostrofa Lucia: "con chi vuoi acquisire dei meriti?".
Beh, non so cosa si siano detti né prima né dopo, ma non importa, perche questa è la parte realmente dirompente: una ex presidente della RAI trattata come una meretrice da poco, che fa le marchette a possibili futuri padroni.
Al di là dell'insulto, la rivelazione: questo e ciò che i "grandi" del nostro giornalismo pensano reciprocamente dei loro pari e –applicando rozzamente la silloge per niente aristotelica per cui si accusa il prossimo di ciò che si farebbe- di se stessi.
Alla fine, questo è tutto ciò che resta: due leoni del giornalismo che si smutandano in pubblico e ammettono ciò che abbiamo sempre pensato: che dietro i paroloni, dietro i principi, dietro la missione del giornalista e la retorica dell’indipendenza stanno le miserie uomini piccolini, che con il loro lavoro fanno favori ai rispettivi padroni, come un cagnolino che si struscia in attesa dell’osso.
Si dicono “cara Lucia” e “caro Michele” ma in realtà intendono “brutta baldracca”, come se il loro pensiero fosse rivolto ad un Emilio Fido qualunque.
Post Scriptum: ma Gianfranco Fini, quand'è che impara a fare il Presidente della Camera e la smette di fare il prezzemolino?, non per altro, ma perché è fastidioso dover riconoscere le ragioni di Santoro, quando dice che "In un paese normale il livello della decenza lo supera un Presidente della Camera che, travalicando i suoi compiti istituzionali, interviene per richiedere una censura nei confronti di un giornalista...".
imparato molto
RispondiEliminaleggere l'intero blog, pretty good
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