Da qualche mese gira questa storia della privatizzazione dell’acqua, e giù commenti sprezzanti e spaventati.
Cosa c’è di vero?
Beh, innanzitutto c’è di vero che nello scorso mese di agosto è stata approvata una norma che consente l’affidamento in gestione ai privati delle reti idriche.
È l’articolo 23 bis del D.Lgs. 113/08.
Si tratta di vera privatizzazione?
Non proprio, anzitutto perché lo stesso articolo 23 bis, al suo comma 5 dice che “Ferma restando la proprietà pubblica delle reti, la loro gestione può essere affidata a soggetti privati”, insomma sarebbe una privatizzazione della gestione, non della proprietà.
L’acqua resterebbe pubblica e, del resto, nel nostro ordinamento persino le acque private sono in qualche modo sottoposte a un regime di vincoli pubblicistici, per cui sarebbe stato strano il contrario.
Del resto, gli enti pubblici già oggi "affidano" le reti idriche e l'approvvigionamento a società private o società miste, a Milano, la rete dell'acqua è gestita da una società privata: Dal luglio 2003 Metropolitana Milanese S.p.A., di cui OGGI è azionista il Comune di Milano ma domani chissà, gestisce il Servizio Idrico Integrato di Milano.
Ora, come è naturale, tutto viene mandato in vacca trasformandolo nel solito referendum pro/contro l’attuale Governo, ma la realtà è un po’ diversa.
Tanto per iniziare, sembrerebbe che questa norma sia passata con il placet dell'opposizione.
Secondo alcuni inoltre, l'articolo in questione regolamenta l'attuale situazione definita di "far west" creato dalle amministrazioni locali, che affidavano l'acqua agli "amici", imponendo invece il rispetto delle norme UE sulla concorrenza, per cui niente trattativa privata ma gara per aggiudicarsi l'affidamento, no al conflitto di interessi, limitazione della durata delle concessioni, e tutto il resto, insomma, la norma sarebbe addirittura “un bene”.
E poi c’è un altro problema.
La UE, la solita UE che molti vedono come stella polare, persegue da sempre una politica di apertura dei mercati alla concorrenza e di ostacolo alla presenza pubblica nell’economia.
Si può essere d’accordo o no, ma questa è la politica della UE.
È quella politica per la quale i comuni dovrebbero istituire delle gare pubbliche europee per assegnare le rotte di tram e autobus, anche quando hanno una municipalizzata.
E, per la stessa politica, non è ammissibile che un comune si “faccia l’acqua in casa”.
In questa cosa c’è anche il fatto che in alcune nazioni europee l’acqua è già un affare gestito dai privati, e si sono formati quindi importanti blocchi di interesse che stanno spingendo la UE per costringere gli altri paesi ad aprire i propri mercati.
Da liberale, ancora una volta non sono interessato veramente alla natura pubblica o privata del gestore: credo che sia molto più importante stabilire delle regole: standard di servizio e qualità, prezzi certi, contratti trasparenti, garanzie per il consumatore.
Da milanese non posso certo lamentarmi della qualità del servizio idrico pubblico di questo comune, ma i miei concittadini campani, sardi o siculi si trovano nella stessa condizione? hanno realmente delle buone ragioni per essere convinti della superiore qualità e convenienza della fornitura pubblica?
Allora, il problema non è la proprietà ma, tanto per cambiare, le regole…
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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)