Ieri sera, Gad Lerner ha condotto un’interessante puntata del suo show dedicata alla sinistra italiana, e allo stato di questa.
La puntata era appunto interessante, e ne ho seguito un po’; tra l’altro m’ha permesso di ascoltare un Bondi che, liberato da contesti in cui è costretto a fare il cantore del Cavaliere, è pure un interlocutore pacato e interessante.
Solo che…
Solo che il più giovane lì era appunto Lerner (classe 1954), e tutti stavano a rimirarsi il pisello parlando, essenzialmente, del passato.
L’analisi sui problemi della sinistra m’è parsa pure interessante (brava e moderata la giornalista del Manifesto), ma a mio avviso paga una distrazione su un problema sottostante: quello di una politica impegnata a discutere sempre e comunque del passato.
In questi giorni, stanno tutti a celebrare l’elezione del nuovo Messia alla guida degli Stati Uniti d’America, che a tutti piace perché è abbronzato, ha un bel sorriso ed è molto "giovane".
Ma da queste parti, a uno nato nel 1961 chi darebbe la possibilità di diventare Presidente della Repubblica?
E il problema è tutto qui: gli uomini si portano addietro il loro passato, e più invecchiano e più quel passato s’allunga, con il suo carico di errori, di odii, di occasioni mancate di cui vendicarsi; e mentre gli uomini continuano a cercare di rimediare al passato, il futuro non è più, e si perde il tempo nei dibattiti a chiedersi come mai la propria parte politica non è più in grado di parlare alla società, senza mai riflettere sul fatto che mentre la società cambiava, la propria parte politica continuava a ricordare i bei tempi della prima comunione.
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(ebbene sì, sono tornati i captcha o come accidenti si chiamano; purtroppo ho dovuto metterli per bloccare una nuova ondata di spammer a luci rosse)