Prologo
Un ragazzo arriva in una grande città (New York?) e si sente solo.
Per sua fortuna ci pensano i baldi Village People a suggerirgli di andare a cercar cazzi (beh, loro non dicono esattamente questo, ma vi assicuro che di questo si trattava…) nella più vicina palestra della Young Men's Christian Association: la YMCA.
Trent’anni dopo, la società detentrice dei diritti d’autore su questo capolavoro della cultura occidentale, sintesi della nostra fiducia nel domani, deve intervenire per bloccare l’utilizzo abusivo della base musicale all’interno di una campagna elettorale.
La leggenda dei giovani militanti
Si dice che, una mattina, un gruppo di militanti milanesi del Partito Democratico, ansiosi di sostenere Uòlter se po fa Veltroni si sono riuniti per cantare una canzone che esprimesse la loro gioia di lavorare per un’Italia nuova, e che scegliessero come base musicale proprio l’inno del giovane gay di trent’anni fa.
Se proprio bisognava scegliere una canzone dei Village People, io avrei scelto Go West, ma i gusti sono gusti, e forse è più adatta per un partito del centrodestra, come ad esempio suggerisce la versione dei Pet Shop Boys che, qualcuno ricorderà, era cantata col coro dell’Armata Rossa.
In ogni caso, i nostri “giovani” (vedremo poi il perché delle virgolette), scelta la base, si sono dovuti impegnare con i testi, e qui sono iniziati i guai, perché i nostri – non del tutto avvezzi a questo genere musicale, di scivoloni ne hanno collezionati.
Di solito si dice che le persone negano nelle proprie promesse ciò che temono di dover fare o ciò che hanno già fatto, beh nulla di più vero.
Quando il coretto dice “no ai giochetti”, “vota per la stabilità”, “vota per cambiare davvero” non può non venirti in mente il film degli ultimi due anni, e il fatto che questi che vogliono cambiare davvero hanno candidato praticamente tutto governo Prodi bis.
Quando poi continua intonando il “senza Silvio ma neanche Dini perché una nuova stagione c’è” e “se Mastella non c’è tanto meglio perché noi vogliamo cambiar con te” l’excusatio non petita è palese… così come una certa labilità della memoria, visto che “noi corriamo da soli” dimenticando Di Pietro, la Bonino e compagnia…
Ma il meglio arriva con le promesse: “con Walter puoi premiare il talento” e “con Walter puoi aumentare i salari” e “io ci credo perché non avremo più ricatti”; mancavano solo “un presidente operaio” e “pane e figa per tutti”.
E siccome il democratico fa le pentole, ma non i coperchi, ecco l’invito “ora, scendi in campo…”, sì dài vita a un club Forza Italia!
Il video, che prevede anche uno che si fa la barba, evidentemente per creare una legacy con il commercial della schiuma Proraso, continua raggiungendo vette di autentico lirismo sanremese quando invoca “un paese più giusto e più vero” in perfetta coerenza con la poetica degli Albano e Romina dei bei tempi, per planare su un “sogno che diventa realtà”, slogan da mobilificio Aiazzone degli anni ottanta che, curiosamente si trova anche nelle parole di “Meno male che Silvio c’è”, palesando un evidente plagio, poiché questa canzone è precedente…
Infine, poiché un illecito tira l’altro, si vede pure il “militante” dedicarsi alle affissioni abusive in spregio alla legge elettorale.
Mah… cosa dire? Christian Rocca la inserirebbe probabilmente tra le “prove del declino italiano” , sicuramente si tratta del declino di una storia politica che ha saputo elaborare ben altrimenti, e che è oramai succube di un modo di operare che rappresenta la copia sbiadita del berlusconismo.
Per inciso, oltre alle balle contenute nel testo, è tutta l’operazione a essere una balla, almeno secondo alcuni commenti al video, che riconoscono in alcuni dei “giovani militanti milanesi” dei figuranti professionali romani delle trasmissioni di Rai Tre, dal che, il sospetto di un’operazione di viral marketing opera dei pubblicitari del PD è forte…
Ma per essere bipartisan, bisogna parlare di nuovo di “Meno male che Silvio c’è” ora presente in rete in una nuova, spettacolare, versione.
Qui la palla del video autoprodotto non ce l’hanno neppure raccontata. È chiaro che Silvio, esaltato dal motivetto (guardate qui la reazione) , ha deciso di produrne una versione professionale.
E lo hanno fatto, attingendo direttamente all’iconografia degli spot CEPU con un crescendo che si collega direttamente a quel topos dell’immaginario pubblicitario occidentale rappresentato da “I’d like to teach the world to sing”, ossia lo spot della Coca-Cola con i ragazzi che cantano su una collina.
Come giudicare l’operazione?
Beh, almeno coerente.
I testi si legano all’inno di Forza Italia, con un’operazione quindi di recupero dell’esperienza precedente, la parte visual (che inizia con una ripresa dall’alto, anche qui come lo spot originale di Forza Italia) mostra anche qui un partito di giovani, con l’ingessatura tipica dei giovani di Forza Italia, interclassista, che parla agli artigiani, ai piccoli imprenditori… e ai tassisti romani, con un chiaro richiamo clientelare.
Insomma, mi spiace per i “giovani militanti” dell’agenzia che cura la campagna del PD, ma l’originale è riuscito meglio, anche se sembra meno spiritoso… dopo di che, sinceramente, io rimpiango “forza alziamoci, il futuro è aperto entriamoci” ma, si sa, sono un conservatore…
Io invece il tentativo della canzonaccia dei village people l'ho visto come qualcosa di autoironico e goliardico (in questo molto differente da "meno male che..."), e lo pensavo già prima di avr letto questa cosa qui http://www.wittgenstein.it/post/20080327_53913.html
RispondiEliminaPerò mi rendo conto che la maggior parte della gente non lo ha intepretato allo stesso modo.